domenica 27 maggio 2018

Il tetto dei Buoni Figli

Da tempo c'erano problemi con il tetto dei Buoni Figli, sia perche' in molte parti era "bucato" e pioveva dentro, e sia perche' il tetto era ancora in asbesto.
Ringraziamo di cuore il Padre Generale della Piccola Casa che ha voluto prendersi a cuore il problema e ci ha mandato i finanziamenti necessari alla sostituzione del tetto con nuovi ondulati in lamiera, moderni, leggeri e senza rischi per la salute.
Ora non piove piu' nelle stanze, ed i Buoni Figli possono avere un ambiente piu' sano e confortevole.
Ringrazio di cuore anche Fr Giancarlo che e' riuscito a coordinare il lavoro edilizio ed a concluderlo in tempi davvero brevi, nonostante il fatto che fosse da solo ed avesse tutta la Missione sulle spalle. 
I lavori edilizi sono sempre un extra che si aggiunge alle tante incombenze che la vita comune a Chaaria ci riserva.
Questa importante ristrutturazione ha inoltre anche un significato ideale, in quanto desidera sottolineare che i Buoni Figli sono al centro del nostro cuore, e non sono assolutamente di serie B rispetto all'ospedale, anche se le esigenze di quest'ultimo sono a volte pressanti.


Pian piano ristruttureremo tutto il centro dei Buoni Figli, tenendo conto sia delle disponibilita' economiche, sia dei potenziali benefattori disposti ad aiutarci, e sia anche della reale possibilita' che fr Giancarlo possa seguire pre quel cantiere in aggiunta a tutte le altre incombenze.

Fr Beppe



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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