sabato 16 giugno 2018

La contemplazione delle mamme

Nessuno la puo' sostituire.
La mamma ha in se' una potenza d'amore che rimane inesprimibile e che spesso contemplo nel reparto di pediatria o di maternita', rimanendone estasiato.
Le vedo dapprima disperate quando il figlio sta male.
Poi le incontro nuovamente raggianti e tutte intente a contemplare il figlioletto che la medicina e soprattutto la Provvidenza ha ridonato loro, dopo le terapie del caso.
Il rapporto mamma-figlioletto non e' quasi mai fatto di parole, ma di sguardi e di totale affinita' che riempie il cuore della donna e rende gioioso il bimbo.
Loro si intendono sempre e stanno bene insieme.
Al temine di una giornata tremenda in cui siamo riusciti a fare ben 14 interventi chirurgici (ed era sabato!!!), passare in pediatria e contemplare questi quadretti di amore mi aiuta molto a lavare via la stanchezza ed a pensare che, anche in mezzo a incomprensioni e sofferenze, la mia vita ha ancora un senso.


Il senso lo trovo nei malati guariti, nei bimbi ridonati alle mamme, nel sorriso delle donne che rivedono la loro creatura rinata dopo la malattia, nei canti di preghiera che esse intonano tutte le sere in reparto prima di addormentarsi.
Si'. Impegnarsi e sacrificarsi per servire il prossimo ha un senso...anzi, da' un senso alla vita, e riempie il cuore di pace, anche quando le membra non ce la fanno piu' per la stanchezza ed il cuore piange.

Fr Beppe



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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