martedì 3 luglio 2018

Siamo sempre da capo

I nostri reparti sono sempre stracolmi.
Ora, se cosi’ tanta gente ancora ci sceglie, con i nostri letti piccolissimi, con i nostri cameroni supercongesti, con i nostri corridoi dal pavimento in cemento pieno di buchi... sara’ perche’ in noi trovano qualcos’altro che non e’ fatto di muratura o di ceramica, ma che probabilmente tocca profondamente il loro cuore.
I casi chirurgici ed ortopedici sono tantissimi e la sala e' una fucina che non si ferma mai, neppure la domenica.
Chissa’ perche’ vogliono farsi operare a Chaaria?!
Cosa sia quel qualcosa che tocca il cuore della gente ancora non lo comprendo appieno.
Certo il fatto che i nostri prezzi sono molto bassi ha la sua indubbia importanza... ma non credo che sia solo questo.
Non voglio certamente autoincensare Chaaria.
Desidero solamente condividere con voi la gioia che provo nel rendermi conto che “siamo sempre da capo”: i posti in reparto non bastano mai, ed i letti “bis”(cioe' con due pazienti per letto) sono una realta’ quotidiana di cui rendere grazie a Dio che ancora si vuol servire di noi come suoi annunciatori verso i poveri ed i malati.
Che dramma e che depressione sarebbe per me vedere i nostri padiglioni deserti!
Mi sento in questo al cuore della spiritualita’ di San Giuseppe Cottolengo, il quale ci ricorda che “letti volanti (cioe' brande provvisorie nei corridoi) o letti bis lui li ha sempre compresi.
Quello che non ha mai accettato sono i letti liberi”.
Ma su questo a Chaaria possiamo veramente dormire sonni tranquilli, perche’ e’ difficilissimo che possa capitare.


PS: siamo stati sul giornale. l'ospedale e' riconosciuto come un grande motore di sviluppo per la nostra zona.

Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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