venerdì 7 dicembre 2018

Presentazione del libro "L'Afrique c'est chic", di Michelangelo Bartolo

Domenica 9 dicembre 2018 alle ore 13.30, si terrà la presentazione del libro "L'Afrique c'est chic" di Michelangelo Bartolo presso la nuvola di Fuksas all'Eur in occasione della manifestazione Fiera del libro di Roma "Più libri, più liberi"'. 
Si consiglia di arrivare verso le 12,30... perché ci sono dei tempi tecnici per l'ingresso (biglietto acquistabile in loco oppure online sul sito vivaticket). 
La presentazione finirà alle 14,30... Ma ovviamente poi si potrà poi visitare la Fiera e la nuvola.
Interverranno Roberto Gervaso, Max Giusti e Paolo Bianchini.


Diario di viaggio di un medico impegnato da anni in missioni umanitarie in Africa, "L'Afrique c'est chic" è scritto in prima persona da un protagonista ironico, a volte un po' impacciato ma appassionato nel compiere il proprio lavoro. 
Malawi, Mozambico, Togo, Tanzania, Centrafrica e altri Paesi sono narrati in presa diretta anche attraverso le contraddizioni di alcune capitali africane che si muovono verso una veloce "occidentalizzazione" e spaccati di vita locale, come la storia di Isaac, bambino di strada in Togo, o l'incontro con Salimu, ragazzino in cura in un ambulatorio tanzaniano. 


Le missioni, organizzate per tenere corsi di formazione a personale sanitario locale o per aprire nuovi centri di telemedicina, dipingono un nuovo modo di fare cooperazione che si sta sempre più diffondendo negli ultimi anni. 
È il raccontare come lo slogan "aiutiamoli a casa loro" viene realizzato in modo quasi naturale da molte realtà di cooperazione internazionale. 
Ne deriva un libro leggero, divertente, mai superficiale, che aiuta il lettore a guardare all'Africa e alla globalizzazione con occhi diversi: una chance, non qualcosa da cui difendersi.

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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