domenica 3 marzo 2019

Dormire poche ore ed essere sempre a disposizione

E’ sabato, ma la lista operatoria e’ tremenda.
Oggi abbiamo in contemporanea il Dr Niaga ed il Dr Cara.
Abbiamo due tavoli operatori in sala ed operiamo in contemporanea: ortopedia su un lettino e chirurgia generale sull’altro.
Ci sono bruttissime fratture, ma anche tumori del colon e fistole vescico-vaginali. Il lavoro comunque procede sereno e ben organizzato.
Anche la sala piccola e’ rovente, e la dottoressa Apophie ha il suo bel da fare con sei cesarei urgenti ed altrettanti raschiamenti, con ascessi e biopsie.
Finiamo la lista quando e’ tardissimo, dopo le 21.30, e tutto e’ ancora da sterilizzare.
Usciti di sala, stanchi, sudati ed affamati, troviamo pero’ ancora una sorpresa: un cesareo che nessuno si aspettava e che ci ha trattenuti fin dopo le 22.30.
Manca la luce da piu’ di 48 ore in quanto e’ caduto un traliccio che non sono ancora riusciti a riparare.
Devo stare su fino a mezzanotte passata per permettere la sterilizzazione dei molti set chirurgici usati in questa giornata campale. Quando spengo il generatore, l’ospedale rimane illuminato con la flebile luce dei pannelli solari, mentre la comunita’ e’ completamente al buio. Il cielo stellato e’ invece uno spettacolo indescrivibile.


Non so perche’ ma qualcosa mi dice che non dormiro’…e’ come un presentimento.
Ed infatti alle 5 di stamattina abbiamo avuto una nuova emergenza.
E’ tutto buio e devo andare ad accendere il gruppo autogeno prima di poter iniziare. Di nuovo il cielo notturno mi rapisce per un attimo.
Arrivato in sala, mi rendo conto che si tratta di una emorragia post-partum con distress fetale grave. Bisogna fare in fretta. E’ una emergenza vera.
Il cesareo non e’ difficile, ma il piccolo sta malissimo.
Lo rianimiamo e per fortuna ce la fa. Sono passate molte ore da allora e l’ho nuovamente visitato. E’ ancora in ossigeno, ma spero che ce la faccia.
Quando finiamo con il cesareo e’ gia’ quasi ora di messa, e poi la lista operatoria sara’ impegnativa anche di domenica, senza contare che dalla maternita’ gia’ parlano di altri cesarei.
Cileigina sulla torta e’ stata un’ernia strozzata alle ore 18…eravamo stanchi, ma abbiamo fatto anche questo…ed il paziente sta bene.
Un week end nella norma per il nostro ospedale, impegnativo, pesante ma anche pieno della certezza che tante vite sono state salvate o migliorate con il nostro sudore.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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