mercoledì 24 aprile 2019

La mia Chaaria

Sono arrivata a Chaaria per la prima volta nel febbraio 2011.
Da allora sono tornata a Chaaria tante volte: certamente tutti gli anni, ma talvolta anche due volte all'anno.
Come ginecologa mi sono sempre occupata della maternita', che in questi anni a Chaaria ha fatto passi da gigante.
La prima sala parto era una piccola stanza, dove si partoriva, si facevano i raschiamenti, le medicazioni post cesareo, ecc. Nella stessa stanza di incannulavano le vene e si facevano le medicazioni dei bambini ricoverati in pediatria.
Dal 2015 ho trovato operativa la nuova maternita': un bel padiglione con un'ampia sala parto, due camere separate in cui vengono rispettivamente ricoverate le gravide da una parte e coloro che han gia' partorito dall'altra; un ambulatorio di visita dove sono sempre presente e facilmente ritracciabile; una piccola unita' neonatale con incubatrici in cui vengono tenuti i prematuri e coloro che hanno bisogno di fototerapia.
In questi anni ho sempre notato un continuo miglioramento dell'assistenza, oltre che della parte strutturale.
Lavorare in un padiglione del genere ha reso anche il mio servizio di volontariato piu' semplice e mi ha permesso di monitorare i problemi con maggior prontezza.


Oggi quasi tutte le gravide vengono seguite ambulatoriamente e vengono poi a partorire in ospedale,dove trovano una ottima assistenza. Certamente hanno preso coscienza dell'importanza del servizio che Chaaria offre.
Tutte le pazienti gravide vengono testate per HIV, gruppo sanguigno, sifilide, ipertensione. Ultimamente si e' aggiunto lo screening del carcinoma della cervice uterina, e si cerca di far crescere nelle donne la coscienza dell'importanza della prevenzione.
In tutti gli anni in cui sono stata volontaria a Chaaria ho osservato una continua diminuzione della mortalita' materno-infantile, pur essendo sempre aumentati sia i parti che i cesarei.
Da ultimo posso dire che Chaaria per me e' stata l'esperienza professionale e umana piu' bella della mia vita.

Dottoressa Lucia Floris





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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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