giovedì 2 maggio 2019

900

La ragione per cui celebriamo i numeri non e' mai quella di autoincensarci. Non e' neppure per una sottile forma di superbia.
Oggi siamo estremamente contenti del traguardo raggiunto con i 900 chiodi di Sign inseritia Chaaria, per il semplice fatto che altrettante persone ora possono nuovamente camminare, essere utili alle loro famiglie ed evitare un destino di poverta'.
900 chiodi equivalgno infatti at altrettante persone curate e ristabilite nella loro normale attivita' lavorativa; equivalgono a 900 famiglie strappate alla poverta' che necessariamente si sarebbe abbattuta su di loro quando magari l'unica persona in grado di lavorare era immobilizzata in un letto.
Ringrazio di vero cuore il fondatore di Sign, Dr Lewis Zirckle, per la fiducia che ha avuto in noi fino ad oggi.
Sono estremamente grato a tutta la grande Famiglia di Sign, che, donandoci strumentario, viti e chiodi, ha reso possibile questo piccolo miracolo di solidarieta'.


Ringrazio Hella, Marcella e tutto lo staff della sala che con grande devozione ed impegno stanno portando avanti il duro lavoro e la nobile missione di guarire molti poveri dalle loro fratture e dalla conseguente disabilita'.
Sign ci dona chiodi, viti e strumentario in modo assolutamente gratuito, e si accolla anche le spese del trasporto dagli USA al Kenya.
Quello che non e' gratis sono le tasse di sdoganamento.
Umilmente esprimo quindi il mio sincero ringraziamento all'Associazione Volontari Cottolengo ed alla Fondazione Davida per i soldi inviatici al fine di pagare le tasse doganali per i chiodi di Sign.
Tale grazie lo dico anche a nome dei malati che in questi mesi sono stati trattati e sono guariti.
Oggi ho visto uno di loro che andava in bicicletta in salita, tre mesi dopo la nostra operazione per una brutta frattura di femore.
E' stato un attimo di gioia indescrivibile!

Fr Beppe




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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