domenica 19 maggio 2019

Ripensando al Cottolengo

Il nostro santo fondatore ha avuto momenti molto difficili nella sua vita, momenti di crisi profonda, anche dal punto di vista esistenziale e di fede.
Per tre anni (dal 1825 al 1827) e' stato in preda ad una "notte dello spirito" che lo ha isolato dai confratelli e lo aveva portato ad uno stato di depressione.
Sempre guardo al mio Padre Fondatore come modello e come ispiratore.
In questo periodo mi sento in comunione con lui nella sua crisi interiore e nel suo smarrimento. Mi sento infatti un po' come lui.
Da quella crisi e' comunque emerso un Cottolengo diverso, un santo, un eroe della carita' cristiana, un uomo donato ai poveri per amore di Dio.
Diciamo che in questo momento non sono al massimo e che anche per me c'e' una notte dello spirito che mi sta provando molto: prego che questa mia crisi in qualche modo sia un passaggio doloroso ma anche fecondo, come lo e' stato per il Cottolengo. Spero di venirne fuori, rafforzato nella fede e nell'impegno di servizio, proprio come il Padre Fondatore.


In questo periodo, ripenso al Cottolengo anche in un altro momento della sua vita, e cioe' a quando le autorita' sanitarie sabaude chiusero il deposito della Volta Rossa per paura del contagio durante l'epidemia di colera.
Il suo ideale di servizio, la sua giovane opera, il suo sogno di donazione veniva distrutto.
Ma il Cottolengo, rinvigorito nella sua fede dai tre anni di buio dello spirito, non si e' disperato. Ha continuato a sostenere i poveri a domicilio, nell'attesa di trovare un posto piu' confacente, dove ricominciare la sua opera...e due anni piu' tardi lo ha trovato fuori dalle mura cittadine, nella zona di Valdocco, dov'e' la Piccola Casa anche oggi.
Interrogato dai primi collaboratori dopo la chiusura della Volta Rossa, il Cottolengo diceva che "essendo nato a Bra, lui sapeva benissimo che i cavoli vanno trapiantati, perche' crescano grandi e gustosi".
Ogni volta che si chiude una porta, il Signore ne apre un'altra. Ogni volta che qualcosa finisce, qualcosa di piu' bello puo' ancora nascere.
E' quello per cui prego ogni giorno, alternando sconforto, disperazione e speranza. Ma voglio credere in quello che i miei amici protestanti sempre mi ripetono: "God is in control!"

Fr Beppe

Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....