Carissimi,
ho deciso di lasciar parlare voi. Moltissime sarebbero le cose che avrei potuto copiare dalle bellissime lettere che ci avete mandato. Ho scelto alcuni passaggi molto toccanti, e ve li offro così come sono. Non li ho riordinati né per argomento, né per ordine cronologico. Ho semplicemente riletto molte delle vostre lettere e ne sono rimasto toccato. Quante esperienze vissute insieme; quante sensazioni: quante sofferenze condivise tra di noi e con le persone ammalate e povere. Leggendo di nuovo le vostre lettere, mi sono rimotivato profondamente e mi sono detto che vale la pena continuare, al di là delle delusioni, delle incomprensioni della gente che ci circonda e lavora con noi, delle molte critiche che sentiamo qua e là alla nostra esperienza di servizio a Chaaria.
Le vostre lettere sono state un grande incoraggiamento, ed anche grazie a loro, posso dirvi che noi vogliamo continuare, che noi vorremmo fare ancora di più, che la stanchezza dei nostri corpi non può fiaccare il nostro ideale di trasformare Chaaria in una grande famiglia in cui tutti i poveri che bussano alla nostra porta, possano trovare una risposta o almeno la nostra accoglienza e comprensione. Grazie dunque a tutti voi per quello che avete fatto per noi e per il continuo sostegno morale, spirituale, lavorativo ed anche economico.
É bello per me pensare che Chaaria è importante non solo per le persone che serviamo, ma anche per i volontari che vengono a condividere un pezzo di strada con noi: è stupendo per me credere che, da una parte i volontari fanno un servizio per noi e per i poveri che cerchiamo di aiutare, e dall’altra ricevono molto dalla radicale esperienza di servizio e di condivisione della povertà che a loro viene offerta a Chaaria. È uno scambio: tutti noi tocchiamo con mano che eravamo venuti in Africa per dare, e torniamo in Italia convinti che abbiamo ricevuto molto di più di quello che effettivamente siamo riusciti ad offrire.
Eccovi ora alcuni stralci delle vostre lettere; la corrispondenza con voi è preziosa e ci fa sentire ricordati ed amati da tutti quelli che sono passati di qui. Grazie della vostra amicizia.
DALLE LETTERE DEI VOLONTARI
- la mia esperienza con voi è stato un periodo meraviglioso e duro nello stesso tempo, perché l’impatto con una realtà così diversa dalla mia non è stato semplice.
- mi trovo in uno stato contraddittorio quando penso che da una parte mi piacerebbe poter mollare tutto in Italia e venire a lavorare stabilmente con voi, dall’altra i legami con la famiglia, gli amici ed il lavoro non mi permettono di fare questa scelta.
- i bambini malati gravi, i giovani agonizzanti per l’AIDS sono come fotografie marchiate a fuoco nel mio cuore, ma solo mie, non da esibire a qualcuno che forse non capirebbe.
- per non parlare dei “piccolini”, un pezzo del mio cuore è ancora con loro: Marco, che sarà ormai un piccolo ometto, e forse sarà all’orfanotrofio... Joy a cui mi sono affezionata moltissimo e mi viene voglia di piangere tutte le volte che la penso; Grace così piccola e indifesa.
- il ricordo di tutti voi e di quell’esperienza è ancora così forte nel mio cuore...e credo che non svanirà mai.
- le persone che ho conosciuto un po’ meglio...... mi hanno offerto un’amicizia che mi rese molto più facile un’esperienza che per certi versi non è stata per niente facile. Con loro mi sono addirittura divertita.
- nella vostra casa l’ospitalità è sacra, ma è pagata con un prezzo d’amore che esige sacrificio e fatica per garantire quella intensa comunione che vi fa Chiesa e segno di Dio.
- ha toccato nel profondo la sofferenza dei poveri. Quando in ospedale vedevo morire bambini, ragazzi, uomini e donne per malaria, denutrizione, AIDS, povertà e miseria, avvertivo in me un senso di colpa per essere parte di una struttura di peccato che schiaccia i deboli e li dimentica.
- porto dentro di me tante immagini: i volti dei bimbi e delle loro tenerissime mamme, le sofferenze ed i sorrisi dei pazienti, gli occhi e le braccia tese dei piccoli all’orfanotrofio... la vostra dedizione infaticabile... Ringrazio davvero il Signore per avermi concesso questa opportunità di servizio.
- è stato emozionante e commovente sentire i pazienti che uscivano dicendomi, “Dio ti benedica”, o i bambini delle scuole e gli insegnanti invitarci a visitarli e farci dei regali, che appaiono umili in sé, ma mi hanno riempito il cuore.
- la nostalgia di voi in me è davvero forte e cresce di giorno in giorno.
- queste esperienze ti cambiano nel profondo tanto che si fa fatica a rivivere come prima.
- Chaaria mi manca tanto... mi mancano tante cose, ma soprattutto la semplicità, l’umiltà ed il sorriso delle persone che ho incontrato.
Fr. Beppe Gaido
PS: accompagnando a casa Makena ieri sera tardi, siamo stati attaccati a sassate da alcuni sconosciuti. Fortunatamente nessuno dei pietroni ha colpito me o Makena che è riuscita a rifugiarsi velocemente in casa sua, mentre io mi sono riparato in macchina e sono ripartito a grande velocità verso l’ospedale. Fa sempre più paura uscire di notte, ma è anche impossibile non farlo quando le emergenze lo richiedono.
Anche oggi abbiamo ricoverato un giovane “machetato” un po’ ovunque: sulle braccia, sulle gambe e sul volto. Mi sembra che il Kenya dei sogni, quello che le autorità vorrebbero ancora dipingere nelle favolose e artificiali locandine per turisti, sia in fase di sgretolamento, lasciando invece sempre più trasparire un clima di violenza e di instabilità che a volte fa paura. Beppe.
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