lunedì 26 maggio 2008

Faccio un salto in Italia

Carissimi amici, oggi la giornata è stata pesante e la mia testa è quasi vuota. Credo che stasera il mio EEG sarebbe piatto, ma come ben sapete, da buon medico, io ho paura di tutti gli esami e di tutte le terapie soprattutto se intra-muscolo.

Solo alcune informazioni:
domani parto per Nairobi, e a mezzanotte avrò l'aereo per Bruxelles, dove poi mi fermerò l'intera giornata insiema a mia mamma che ritorna con me in Italia. Arriveremo a Torino il 28 Maggio sera alle ore 21.
Sarò in Piemonte solo due giorni, perchè la ragione del mio viaggio è un Convegno che la Congregazione dei Fratelli ha organizzato a Roma. Non credo che riusciremo a vederci, perchè, se ho un po' di tempo, vorrei dedicarlo a stare qualche ora a casa da solo con i miei.
A Roma avremo un seminario di una settimana, da domenica 1 giugno a sabato 7. Il 1° giugno incontrerò e conoscerò gli amici della Capitale, che finora hanno lavorato veramente sodo, e molti di loro neppure mi conoscono. Il 7 giugno sera riparto per l'Africa direttamente da Fiumicino, volando su Addis Abeba, e raggiungendo Nairobi in tempo record. Spero di essere in Kenya per mezzogiorno e a Chaaria prima di notte. Confido totalmente in Nadia sia per la conferma del mio biglietto, sia per essere accompagnato al terminal.
E' una cavalcata veloce, ma sarà uno stacco benefico, in quanto ho le batterie un po' scariche, e poi mi darà la possibilità di conoscere tanti sostenitori del Centro Italia, e non ultimo mi riporterà a Roma, la città di cui sono innamorato.
Non so ancora il mio numero in Italia.

Lo scriverò sul blog appena mia sorella mi avrà dato il telefonino.

Ciao. Un forte abbraccio.
Fr Beppe
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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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