lunedì 18 agosto 2008

Grazie anche alla Novartis e alla Sandoz


Stralcio di uno scambio email tra Fr. Beppe ed il suo amico Carlo in Italia....
Grazie, Carlo. Sono fiero di te. Sai, non mi sembra vero che uno che gira il mondo per conto della Novartis, come responsabile di un nuovo farmaco nel suo sviluppo clinico a livello internazionale.., poi venga a Chaaria a sentire l'odore di urina delle nostre camerate, a sudare nella nostra torrida saletta operatoria, ad aiutare a medicare ulcere dall’odore acro e pungente. Ma questa è davvero globalizzazione. Mi piace molto quel passaggio in cui tu parli del vero global. Ho scritto un ringraziamento per i farmaci. Spero che anche il tuo collega lo abbia ricevuto (la Novartis e la Sandoz ci hanno infatti inviato un grosso quantitativo di antibiotici e di anti-ipertensivi a seguito dell’interessamento di Carlo).
Ciao. Un abbraccio. Beppe


Carissimo Pino,
siamo assolutamente sulla stessa lunghezza d'onda nell'usare il termine global, che ho visto sempre con simpatia nel significato nostro, ironizzando verso i "no-global" che dovrebbero semmai diventare fautori di una globalizzazione dei diritti umani e di un'equita' che e' assente.
Grazie ancora di tutto, un abbraccio Carlo.
Anche Francesca, volontaria a Chaaria....ha donato il suo sangue.
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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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