martedì 19 agosto 2008

La malaria in gravidanza

Ogni anno in Africa circa 30 milioni di donne residenti in aree endemiche per malaria affrontano una gravidanza. La malaria rappresenta un pericolo sia per loro stesse che per i loro figli, in quanto si ritiene che sia responsabile di circa 200.000 morti neonatali all’anno.
A causa di un calo di immunita’ relativa alla malaria, le donne gravide sono esposte ad un aumentato rischio di contrarre l’infezione e di sviluppare anemia grave ed altre complicanze potenzialmente fatali.
La malaria materna inoltre comporta un aumentato rischio di aborto spontaneo, morte fetale intrauterina, prematurita’ e basso peso alla nascita.
Il problema e’ stato a lungo trascurato, ma recentemente l’OMS ha proposto nuovi approcci atti a tutelare la salute della donna gravida e del neonato.
I tre cardini fondamentali di questo programma comprendono l’uso di zanzariere impregnate con insetticida, il trattamento preventivo intermittente per la gravida ed un’ adeguata terapia nel caso di infezione malarica.
In questo contesto si inserisce lo studio osservazionale da noi condotto, che si proponeva di valutare gli effetti della malaria, contratta durante le ultime settimane di gravidanza, sul feto e sul neonato, soprattutto in termini di complicazioni al momento del parto, morbidita’ correlata (prematurita’, basso peso alla nascita) e mortalita’ peripartum.

Le donne gravide che accedono all’Antenatal Clinic del Cottolengo Hospital di Chaaria possono usufruire di trattamento preventivo intermittente con Fansidar e di terapia con Coartem o Chinino in caso di malaria. Dall’inizio del 2007 ricevono gratuitamente zanzariere impregnate con piretro.
Il tasso di malaria osservato al momento del parto nelle 857 donne arruolate nello studio e’ stato del 22.17%. Considerando che la suddetta popolazione era composta esclusivamente da partorienti che avessero in precedenza aderito ad un programma di Antenatal Care, cio’ fa presupporre un tasso ancora piu’ elevato in donne gravide residenti in zone circostanti che non abbiano mai effettuato una visita prenatale e che dunque non abbiano mai ricevuto alcuna profilassi.
Abbiamo confrontato dapprima i dati relativi alle partorienti a termine rispetto alle partorienti pretermine.
Un dato estremamente interessante e’ stato l’alto tasso di malaria al momento del parto (83.33%) osservato tra le partorienti tra la 28^ e la 36^ settimana gestazionale, significativamente piu’ alto rispetto a quello riscontrato tra le partorienti dalla 37^ settimana in avanti (19.02%): cio’ porta a ritenere la malaria come importante fattore inducente il parto pretermine quando contratta durante l’ultimo trimestre di gravidanza, in accordo con quanto riportato in letteratura sull’argomento: si stima infatti che la malaria sia causa dell’8-30% dei parti pretermine nei Paesi in via di sviluppo.
Dallo studio e’ emerso inoltre come le partorienti infette pretermine avessero una densita’ di parassitemia significativamente piu’ alta e livelli di emoglobina significativamente piu’ bassi rispetto alle gravide infette a termine. Tale dato puo’ suggerire una correlazione tra alta parassitemia e parto pretermine… e quindi con un peggioramento dell’outcome fetale e neonatale.
All’interno del gruppo delle pazienti incinte a termine abbiamo analizzato le differenze tra donne infette da malaria e donne non infette.
I risultati emersi da tale confronto hanno evidenziato che il tasso di distress fetale, quello di asfissia neonatale e la mortalita’ in utero e peripartum sono significativamente piu’ elevati nel gruppo delle donne infette rispetto a quello delle sane: tali dati sottolineano l’impatto devastante della malaria anche al momento del parto.
Un confronto tra primigravide e multigravide con malaria al momento del parto non ha rivelato invece differenze significative, contrariamente a quanto riportato in letteratura.[…]
Ci auguriamo che anche questi nostri dati possano nuovamente far riflettere sull’enorme problema della malaria in Africa Subsahariana. Si tratta di una epidemia di cui si parla molto poco, rispetto per esempio all’importanza data all’HIV. In realta’ pero’ i morti causati dalla malaria nel continente nero sono almeno il quadruplo di quelli dovuti all’AIDS, e spesso le fasce piu’ colpite sono quelle piu’ indifese, come anche risulta dal nostro studio. Stiamo facendo grossi sforzi, ma la battaglia non e’ ancora vinta.

Ciao. Ilaria e Fr Beppe.


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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