martedì 3 febbraio 2009

Alcune caratteristiche del servizio cottolenghino a Chaaria



1) FERIALITA`: storicamente I Fratelli sono stati sempre impiegati in servizi che richiedono una totale dedizione, sette giorni alla settimana, di giorno e di notte.
La ferialita` e la costanza rimangono valori importantissimi che ci portano a coltivare lo spirito di sacrificio...
2) SERVIZIO FINO AL SACRIFICIO DELLA VITA: crediamo che sia bello dare tutto, non risparmiarci, non avere paura di ammalarci, perche` la misura del nostro servizio e` SERVIRE SENZA MISURA.
3) UMILTA`: siamo felici di essere i servi dei poveri, servi che non considerano mai un servizio come troppo basso o umiliante, perche` noi dobbiamo cominciare proprio da li`.
FrBeppeinreparto.JPGServire nei bisogni piu` elementari (cambiare le lenzuola, imboccare, mettere in carrozzina), per poi arrivare alle prestazioni tecniche piu` elevate.
L`umilta` non ci fara` disdegnare un servizio tecnicamente all`avanguardia, anzi cercheremo di essere sempre pronti al miglioramento, all’aggiornamento, alle nuove tecnologie che possono aiutarci a servire meglio, ma ci dara’ una mano a non lasciare da parte attenzioni piu` elementari e spesso piu` necessarie.
4) SERVIZIO COME PARTE DELLA NOSTRA VITA SPIRITUALE: lavorare per i poveri ed i malati non e` tempo che togliamo alla preghiera. E` parte essenziale della nostra spiritualita`. E` il complemento della nostra preghiera “in Cappella” e diventa preghiera “in azione”.

Fr Beppe Gaido


Ps Con l’arrivo di 4 nuove volontarie, Chaaria si e’ ripopolata. Pinuccia e’ ancora qui con noi, ed ora abbiamo 5 volontarie: tre sono infermiere e due sono dottoresse neolaureate.





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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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