Il sole scende lento. Lo guardo rosso acceso sopra le chiome degli alberi mentre cammino veloce con alcuni volontari. Vogliono vedere il tramonto africano almeno una volta, ma a Chaaria non è facile perchè il sole cala dietro alla collina che si trova proprio a ridosso del Centro. Dobbiamo raggiungere la sommità del monte in pochi minuti; altrimenti, i nostri sforzi saranno vani, in quanto all’ equatore il passaggio tra la notte ed il giorno è molto rapido. Il sentiero si inerpica ripido, un
venticello leggero fa ondulare le altissime acacie. E’ rilassante camminare e sudare liberi, dopo una giornata intensa di lavoro in ospedale. Alcuni giovani volontari hanno paura delle zanzare e continuano a spruzzarsi autan, perché sanno bene che al tramonto l’anofele diventa più assetata di sangue. "Muga! Mugheni! Jambo! Kwa heri!": La gente, che ritorna alle proprie casette, ci saluta sorridendo un po’ ironicamente, e chiedendosi dove mai vadano questi Bianchi che si dirigono verso la sommità ad un’ora così inconsueta e così vicina al buio. Oramai a Chaaria tutti ci conoscono, i nostri volti pallidi sono immediatamente collegati al volontariato, all’ospedale, al servizio dei malati... quindi tutti sono gentili con noi. Sono contento di questa passeggiata offerta ai miei amici italiani, pur avvertendo nell'animo la malinconia per la loro partenza del giorno dopo.
Il cielo è ora infiammato di un rosso vivo che dà una tonalità di colori molto particolari alla natura che si prepara a riposare. Il cancello dell'ospedale è ora piuttosto lontano, ma possiamo ancora vederlo dall’alto, piccolo come se fosse un plastico. Si sente
il suono delle campane della comunità: è già ora della preghiera, ed io sono di nuovo in ritardo. I pendii delle colline sono ormai in ombra, le baracche dei venditori chiuse, solo qualche luce balena lontano nella campagna.
Quello che è più affascinante è che oggi, mentre il sole va a nanna, già vediamo la luna piena salire sulle colline che imbruniscono. Sole e luna si guardano per un po’ prima che l’uno lasci il posto all’altra.
Guardo verso oriente e scorgo degli alberi alti e dei boschetti fitti e poi, lontano, la cima di colline azzurre, che si perdono nel cielo della sera: “là c’è Kiamuri, quella piccola maternità che abbiamo visitato domenica scorsa”, dico ai volontari. I loro occhi non si staccavano dai bambini un po’ sporchi e stracciati che ci hanno seguiti con curiosità fino alla cima, e che continuano a ripetere all’ infinito: “caramella... caramella”.
Ci sono molte lucciole in questa stagione: ci passano davanti e scompaiono come puntini luminosi nel folto dell’erba alta.
Il nostro sguardo vaga sulla savana contemplando paesaggi che già stanno per essere avvolti dalle tenebre. Basse colline, valli fitte di alberi, altipiani seminati, papaie manghi e bananeti, macchie spinose, vaste pianure appena ondulate, vulcani spenti e solitarie radure, estese paludi verdi, canne e giunchi. Nel cielo volteggiano i pesanti ibis che sono sempre gli ultimi volatili a ritirarsi, e fanno un baccano dell’ accidente. Il cielo limpido della giovane notte è solcato da nubi bianche spinte dal vento, che pian piano a occidente si fanno dorate alla tenue luminosita’ lunare.
Ma ora è troppo tardi:
“Ragazzi, dobbiamo tornare di corsa; altrimenti non ci vedremo più nella discesa... ed abbiamo anche dimenticato di portarci le torce”.
Fr Beppe
Breve avviso per i lettori...
In questi giorni a Chaaria ci sono grandi problemi di connessione ad internet, legati ad ovvie difficoltà tecniche con il satellite. Vorrei pertanto avvisare le persone che avessero scritto a Fr. Beppe senza aver ricevuto risposta, che il motivo è appunto di natura tecnica; egli è impossibilitato a rispondere a tutti e riesce con difficoltà ad inviare gli aggiornamenti e le lettere da pubblicare sul blog. Speriamo che questa situazione si possa risolvere al più presto.
Un cordiale saluto a tutti, Nadia.
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