lunedì 1 gennaio 2007

Progetto Buon Samaritano

Carissimi amici,

scrivo queste poche righe per dirvi il mio sincero grazie per la generosa collaborazione al progetto “Buon Samaritano” che ci sta aiutando a salvare moltissimi bambini affetti da malaria e da grave anemia, insieme ad altri pazienti che abbisognano di trasfusione (emorragie post-parto, aborti spontanei con anemia, ecc.).
Le vostre offerte sono state veramente generose, e questo è stato un grande aiuto. Il progetto “Buon Samaritano” ha unito persone diverse, ma tutte con un gran cuore: mamme di famiglia; medici ed infermieri; volontari ed amici del Cottolengo; fedeli e di varie Parrocchie; e poi tanti amici. A tutti il nostro grande ringraziamento.
Nel 2008 abbiamo trasfuso più di 1500 bambini e non abbiamo praticamente registrato alcun serio episodio di reazione allergica. Certamente quello che si sta facendo ha un grande senso di fronte la Signore dal momento che stiamo curando la fascia più povera della popolazione.
Questo nostro impegno è ancora più grande perché sentiamo il dovere di non deludere voi, nostri benefattori, che avete sacrificato qualche cosa di vostro per aiutare i nostri bambini a sopravvivere.
Parte del denaro del “Buon Samaritano” è stato usato per assistere fino alla morte malati di AIDS in stadio terminale di malattia. I malati di AIDS, soprattutto le donne e i bambini, sono delle vittime a volte senza speranza. Per questo li riteniamo tra i prediletti della spiritualità cottolenghina.
Ho mandato a Nadia un certo numero di foto e ne manderò ancora altre.
Grazie! Auguri di buona quaresima a tutti voi.

Fr Beppe Gaido

ED ECCOLI IN AZIONE...... SONO IL DOTT RINALDO E LE DOTTORESSE MAYA E ALICE DURANTE UNA DELLE OPERAZIONI DI OGGI. L'ATTIVITA' PROCEDE CON RITMI SERRATI E NON CONCEDE MOLTO TEMPO AI CHIRURGHI PER ANNOIARSI.

DottoresseMayaAlice.JPG


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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