giovedì 19 marzo 2009

Enrico ed i suoi mille cesarei


A Chaaria è sempre vita dura per i ginecologi, ed anche questa volta per Enrico le giornate sono intense e pienissime. Si deve dividere tra le visite ambulatoriali che lo impegnano per molte ore al giorno, e la sala operatoria che è decisamente pesante per la sua specialità.
Enrico naturalmente mi solleva per tutti i cesarei, sia di giorno che di notte. Anche Luciano lo aiuta, e spesso abbiamo la possibilità di eseguire un cesareo senza coinvolgimento di personale locale.
Altre operazioni decisamente molto frequenti per Enrico sono le isterectomie dovute a grossi fibromi uterini, le cisti ovariche, e le revisioni della cavità uterina in seguito ad aborti spontanei.
Anche a Enrico desidero esprimere il mio ringraziamento e l'apprezzamento per il lavoro che fa per noi, oltre che per le nozioni nuove che mi insegna tutte le volte che viene.

Ciao Fr Beppe

PS: grazie di cuore a tutti voi che mi avete mandato dei messaggi per le nozze d'argento. E' stata una ricorrenza tranquilla, trascorsa in ospedale. Ma il Signore ha voluto che oggi fosse una giornata calma, senza grosse emergenze. Ho così avuto anche la possibilità di pregare e di ripensare alle grandi cose che il Signore ha operato per me in questi 25 anni. Siamo anche riusciti a ritrovarci tutti a cena (fratelli e volontari), e a trascorrere un po' di tempo suonando la chitarra e cantando vecchie canzoni degli anni '80. E' stata proprio bello: abbiamo festeggiato anche Fr Joseph Muchiri e la nostra volontaria veterana Pinuccia, che è qui da noi ormai da 6 mesi.


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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