sabato 7 marzo 2009

Il servizio d'eccellenza degli ospedali italiani cattolici in favore dei Paesi in via di sviluppo


Medicina e telematica

un'alleanza preziosa


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di Paolo Brocato


Assistenza sanitaria e tecnologie avanzate. Una relazione operativa che in ambito socio-sanitario e umanitario è particolarmente preziosa. Basta soffermarsi su alcune cifre per capire quanto sia drammatico il problema sanitario in continenti, come quello africano, dove nella fascia sub-sahariana si contano 29,4 milioni di persone affette da hiv-aids, pari al settanta per cento del totale mondiale; per non parlare poi dei molti Paesi in via di sviluppo che si trovano a fronteggiare le complessità clinico-diagnostiche e tecnico organizzative in condizioni di grave carenza di medici e di operatori sanitari, di ristrettezze economiche e strumentazione inadeguata.
L'Italia, grazie al sostegno dell'Unione europea (Ue), dell'Agenzia spaziale europea (Esa), dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e del ministero della Salute, è impegnata in piani di intervento sanitario che hanno la specificità di utilizzare le tecnologie avanzate come piattaforma strategica. È il caso dell'Alleanza Ospedali Italiani nel Mondo che attraverso il progetto Ipocom (Integrazione e promozione degli ospedali e dei centri sanitari italiani nel mondo) promuove un servizio d'avanguardia e di eccellenza: il "teleconsulto" medico. Ben quarantadue ospedali italiani - molti dei quali fondati e retti da missionari FormazioneADistanza.jpge volontari cattolici - dislocati in venticinque Paesi del mondo sono collegati on-line, via Internet terrestre e satellitare, con trentaquattro centri di eccellenza medica della Penisola per effettuare teleconsulti. Si va dai piccoli nosocomi delle missioni in Africa, con pochi posti letto, a quelli del Medio Oriente con cinquanta posti, fino ai grandi presidi con assistenza italiana come quelli di Buenos Aires e New Delhi, ma anche in Uganda con oltre cinquecento letti, appartenenti all'"Alleanza". Il teleconsulto medico offre anche possibilità di formazione a distanza, promuovendo la crescita della qualità delle prestazioni sanitarie erogate dai centri sanitari italiani dislocati in quattro continenti e la riduzione di situazioni di criticità di tipo clinico-diagnostico e tecnico organizzativo.
"Punta di diamante" dell'attività dell'Alleanza è il teleconsulto quasi sincrono, che consiste nella possibilità per i medici, situati VideoConsulto.jpgin postazioni remote, di valutare un particolare caso clinico attraverso l'analisi del maggior numero possibile di informazioni a loro disposizione e l'impiego, ove necessario, della video conferenza personale, utile per sottoporre il paziente ad eventuali confronti diagnostici, scambi di pareri, sulla base delle specifiche conoscenze cliniche di ciascun professionista.
Dal 2004 l'associazione ha gradualmente reso disponibili nei nosocomi italiani all'estero una postazione telematica completa ed un accesso ad Internet a larga banda, terrestre o satellitare, quest'ultima in particolare nell'Africa Sub-sahariana. Il teleconsulto è attivo, a pieno regime, dalla metà del 2005 e oggi conta una banca dati di 400 teleconsulti specialistici con oltre 470 cartelle di diagnostica per immagini e refertazione allegate, svolti da 163 specialisti in Italia e da 95 medici degli ospedali all'estero. Attualmente intercorrono settantadue ore tra la domanda, le ipotesi interpretative sulla patologia, la diagnosi e le possibili prassi terapeutiche. Due, in media, i teleconsulti al giorno, circa mille quelli nell'archivio dell'Alleanza. I medici, di alta professionalità, offrono le proprie competenze in forma totalmente gratuita.
Il servizio appena delineato, le cui sfide per il futuro si presentano molteplici e complesse, riesce a rispondere con efficacia certamente solo a relativamente "poche" richieste di assistenza sanitaria rispetto al vasto bacino di utenza. Ma va ricordato che in certi contesti, specialmente nell'Africa sub-sahariana, se non operasse quel prezioso servizio, gli itinerari diagnostico-terapeutici si presenterebbero necessariamente lenti, difficili e costosi, a tutto danno dei pazienti.
"Ad esempio per gli esami istologici - sottolinea il dottor Antonio Campanaro, rappresentante del Comitato d'area dell'Africa nel consiglio direttivo dell'Alleanza ed esperto di reti informatiche - abbiamo pensato di dotare alcuni ospedali all'estero di un microscopio digitale che possa funzionare in modo compatibile con la nostra rete di teleconsulto e dunque trasmettere l'immagine del preparato per via telematica agli esperti in Italia. Si è di fronte a un sistema ancora in fase sperimentale che già sta salvando numerose vite e ottimizzando le poche risorse disponibili. Inoltre si stanno evitando amputazioni e taluni interventi inappropriati. Analogo il principio alla base del progetto di teleradiologia, che consente di far leggere le lastre radiografiche ai medici in Italia, avvalendosi sempre del sistema digitale di trasmissione dati".
Il collegamento telematico avviene via satellite. Grazie ai contributi dell'Alleanza una organizzazione non governativa, la Signis, che ha sede nella Città del Vaticano, fornisce tutto il materiale tecnologico e il collegamento satellitare. Attraverso questa rete gli ospedali possono procedere al teleconsulto e alla formazione a distanza.
Il dottor Campanaro conosce in profondità la realtà sanitaria all'estero poiché ha girato gran parte dell'Africa per installare le infrastrutture di Alleanza. Molti e di varia natura sono i problemi da affrontare, primo fra tutti quello energetico. "Senza generatori di corrente - evidenzia - non è possibile alcun collegamento telematico. Il mio obiettivo principale, non a caso, è installare apparecchiature a pannelli solari che siano completamente autonome, anche dai carburanti tradizionali".
Non meno rilevante è il problema della reperibilità dei farmaci. "Amici medici - afferma Campanaro - mi hanno rivelato di essere spesso in grave difficoltà, in quanto, avendo a disposizione poche medicine, devono decidere a chi somministrarle e a chi no. Ne ho visti molti prendere l'unica pastiglia che avevano e frantumarla per dividerla tra più pazienti. Noi qui in Occidente abbiamo grandi responsabilità".
Altro problema molto sentito tra quanti lavorano in Paesi in via di sviluppo è l'isolamento. "Spesso i medici volontari - rileva Campanaro - sono sovraffaticati e sulle loro spalle gravano responsabilità enormi. La solitudine pesa tantissimo dal punto di vista psicologico. Altrettanto indubbi, però, sono i benefici sul piano dell'affinamento professionale e della crescita umana. L'essere vicini a chi soffre condividendone il cammino dona una visione più ampia e più profonda sul mistero della vita e sui destini ultimi dell'uomo".
Antonio Campanaro tiene a rimarcare un aspetto spesso ignorato: molti ospedali operanti nel mondo sono stati fondati e vengono gestiti con dedizione talvolta eroica da religiosi missionari e da laici cattolici, che fanno della loro esperienza una luminosa e molto spesso contagiosa testimonianza di vita e di servizio. "La gente non immagina neppure le enormi difficoltà a cui vanno incontro ogni giorno i volontari degli ospedali italiani all'estero. Tra i tanti quotidiani episodi di sofferenza, ma anche di luminoso servizio agli altri, come non ricordare quello di Chiara Castellani, medico chirurgo che gestisce l'ospedale di Kimbau in Congo, la quale ha perduto un braccio in un incidente stradale mentre prestava soccorso ad una persona in difficoltà".
Il rappresentante del comitato d'area dell'Africa nel Consiglio direttivo dell'Alleanza conclude il colloquio con un auspicio che delinea anche un tendenziale obiettivo: far conoscere ad un pubblico sempre più vasto l'opera - troppo spesso ignorata dai mezzi di comunicazione - dell'Alleanza Ospedali Italiani nel Mondo, perché sostenga concretamente questa impresa sanitaria al servizio delle popolazioni più emarginate della terra. Altre associazioni molto note all'opinione pubblica grazie a massicce campagne stampa hanno a loro disposizione per operare notevoli somme di danaro, ma spesso, finita l'emergenza umanitaria abbandonano la regione.
"Chiediamo la collaborazione di tutti - dice Campanaro - per attivare una catena di comunicazione sulle attività sanitarie dell'Alleanza. Si tratta di un progetto in fieri di valenza globale e di una effettiva solidarietà che si avvale delle tecnologie utilizzate ai fini della salute e per alleviare la sofferenza umana. Progetti, prassi tecnologiche e scientifiche che hanno al fondo l'opzione per la vita".

Articolo tratto da:
(©L'Osservatore Romano - 7 marzo 2009)

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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