sabato 7 marzo 2009

Oggi lacrime a Chaaria: Silvia, Samwel ed Emmanuel vengono trasferiti all'orfanotrofio di Nkabune


Con tanta nostalgia abbiamo salutato Silvia, Samwel ed Emmanuel, che sono stati trasferiti all'orfanotrofio di Nkabune. Sono stati accompagnati da Dolores, Antonella, Sr Florence, Sr Cecilia e Sr Tarsilla.

Ci rendiamo conto che era necessario, sia per lasciare spazio ad altri bimbi, sia perchè ormai i nostri tre pubi erano diventati un pericolo per l'ospedale: hanno iniziato a camminare a quattro zampe e, proprio per questo, avrebbero potuto intrufolarsi dovunque, con il rischio anche di farsi del male o di toccare materiale contaminato. Noi poi non siamo una struttura adatta per questa delicata fase della loro vita: ora non hanno più bisogno di medici ed infermieri. A loro servono dei bravi educatori che insegnino loro a parlare e a crescere in una comunità, finchè, se Dio vuole, potranno magari anche essere adottati da qualche famiglia che non può avere figli.
Stasera la nostra nursery sembra un po' vuota, ed il nostro cuore è malinconico, ma sappiamo che i lettini saranno vuoti per pochissimo tempo. Ci penserà il Signore a mandarci altri orfanelli a cui potremo ancora essere utili.

Fr Beppe Gaido



SilviaSamwelEmmanuel.jpg

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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