domenica 8 marzo 2009

Gente di Chaaria - Jedida e Mary Rita


JEDIDA è una bambina rimasta gravemente cerebrolesa; dopo un attacco di meningite i genitori, invece di portarla all’ospedale la portarono dallo stregone. Quando ormai era in condizioni terribili (la bimba ha 4 anni e pesa 4 Kg), ce la lasciarono qui dicendo che sarebbero venuti a vederla regolarmente. Da allora nessuno è mai venuto, e Jedida sta ormai quasi morendo sola e senza famiglia.
La nutriamo con sondino naso-gastrico, le curiamo i decubiti, e certamente ce la terremo fino a quando morirà.

MARY-RITA è una bellissima bambina di circa 4 mesi. La sua mamma fu ricoverata da noi in dicembre per malaria cerebrale in gravidanza. Abbiamo tentato a lungo di salvarla, ma il coma è diventato sempre più profondo. Per un mese e mezzo è stata da noi senza che nessuno venisse a visitarla. Un giorno abbiamo deciso di andare in macchina a cercare qualche parente. Abbiamo viaggiato per 40 Km lungo una strada terribile e siamo giunti in una isolata capanna di fango, dove abbiamo trovato un uomo completamente pazzo e violento. La capanna era così mal messa da farci temere che sarebbe caduta da un momento all’altro.
Da quel giorno abbiamo perso ogni speranza in un possibile reinserimento della malata o della futura creatura.
Quando ormai il coma della povera paziente sembrava irreversibile, abbiamo indotto il travaglio ed abbiamo estratto una piccola bimba di circa 1 Kg. L’abbiamo messa in incubatrice per 2 mesi … ora la piccola è stata battezzata, è sanissima e pesa più di 2 Kg. L’unico punto interrogativo è il futuro: che cosa faremo di Mary Rita quando crescerà? La mamma infatti è morta pochi giorni dopo il parto.

Fratel Beppe



P.S. Prima che spedissi il post a Nadia, Jedida è morta ed è certamente andata dritta in paradiso. Ora abbiamo un angelo in più che prega per noi dal cielo. Ho ringraziato il Signore che se l’è presa, perché negli ultimi giorni la sua sofferenza è stata terribile.

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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