sabato 18 aprile 2009

Riflessioni giornaliere dal Diario di Padre Pasquale SSC su alcuni "Detti e Pensieri" di S. Giuseppe Cottolengo, a cura di Lino Piano


Numero 133

Vedete un poco, miei cari, chi vi ha dato questo bel pane bianco di cui vi nodrite? E’ il Signore. Chi vi ha preparato questi cibi di cui mangiate con appetito? E il Signore; le vesti che vi ricoprono, il letto nel quale dormite, le stanze nelle quali siete raccolti, la casa nella quale vivete, è il Signore che ve la dà, ed è pronto a darvi cose anche più grandi, E pure, come siete riconoscenti a questo Signore sì buono? Come lo amate? Alcuni di voi non lo ama, anzi lo offende.



Riflessione

Capita di incontrare persone pie che ti commiserano: “Che croce pesante ti ha dato il Signore. Pregherò per te”. Più difficile sentirsi dire: “hai bisogno di una mano; posso esserti utile in qualche cosa?”. A volte diciamo parole che sono barriere, più che dono di amore.
Ogni essere umano ha il suo segreto, il suo mistero. Sembra che certe persone vivano le tappe della crescita e che altre non le vivano affatto.
Ogni persona è importante indipendentemente dai suoi limiti, dalla sua povertà o dai suoi doni. La vita di ciascuno ha un senso, anche quando non lo si vede. Dobbiamo credere nella sacralità della storia di ogni persona, nella sua bellezza e nel suo valore.
La Piccola Casa esiste anche per dire a tutti che la persona esiste fin dal concepimento. Esiste con la sua bellezza, a volte sfigurata negli uomini e nelle donne diversamente abili, nei senza fissa dimora o nelle carceri, negli individui caduti nella trappola della droga o dell’alcool.
Ogni persona è importante, è capace di cambiare, di evolversi, di aprirsi un po’ di più, di rispondere all’amore, di risvegliarsi a un incontro di comunione.
Questa Piccola Casa-Famiglia è la Divina Provvidenza che ce la dona e la vivremo come esperienza dell’amore del Padre Provvidente nella misura in cui tutti ci sentiremo dono l’uno per l’altro.

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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