martedì 21 aprile 2009

Riflessioni giornaliere dal Diario di Padre Pasquale SSC su alcuni "Detti e Pensieri" di S. Giuseppe Cottolengo, a cura di Lino Piano


Lasciamoci amare per amare


Numero 146

Se nella spezieria c’è il rimedio, lo daremo subito; se non c’è lo faremo venire; perché chi comanda qua dentro, e ci regala d’ogni cosa, è la Divina Provvidenza, la quale non è mai inceppata nei suoi affari.



Riflessione

Il problema per molte persone “normali” è la paura. Si ha paura gli uni degli altri, si ha paura di incontrarsi. Siamo bravi a costruire barriere che ci separino da tutto ciò che può metterci in crisi.
La prima medicina per superare il mondo della separazione è quella di guardare e identificarci con il mondo degli esclusi, degli umili e dei piccoli. La Piccola Casa è la farmacia che può offrirci questo prodigioso farmaco.
Gesù ha sete di amare ed è attirato da coloro che hanno sete di amore.
Beato te perché sei povero, non ti sei rinchiuso nel mondo falso delle convenzioni, delle sicurezze.
Beato te che sei dolce, che rifiuti la violenza, l’aggressività, che ti lasci condurre dallo Spirito nel mondo della tenerezza e della pazienza.
Beato te perché ha accettato senza ribellione la condizione umana, i dolori, le separazioni, le sconfitte… Beato te che hai fame e sete di giustizia: il tuo cuore ha la dimensione del cuore di Gesù.
Beato te che hai il cuore puro; non accetti compromessi. Beato te che sei misericordioso, unisci il tuo cuore alla miseria, riceverai misericordia e nessuno vedrà il tuo peccato.
Beato te perché in qualunque occasione e in qualunque momento puoi essere strumento di pace, cercando ovunque l’unità, la comprensione, la riconciliazione.
Beato te perché hai lasciato che la tua coscienza personale si sviluppasse, non ha badato a ciò che la gente diceva di te ed hai agito da persona libera, hai accettato di essere perseguitato, hai sempre annunciato la verità.



Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....