Anche oggi e’ mezzanotte. Sembra ormai un appuntamento fisso, quello di avere un cesareo verso le 23. Siamo tutti molto stanchi, e con Pinuccia decidiamo che non e’ il caso di fare il giro: i pazienti li vedremo domattina, perche’ non siamo macchine, e alla fine si rischia di fare tutto male quando si cerca di fare troppo: sarebbe inutile visitare malati con i nervi a fior di pelle o con il cervello piatto ed incapace di un ragionamento clinico adeguato.
A letto mi addormento immediatamente, in quanto questa settimana le chiamate notturne sono state quasi quotidiane, e la stanchezza sta veramente lasciando il segno… sogno di essere in Inghilterra, intorno all’anno 1000, e di essere l’assistente di un cerusico che gira per i villaggi a vendere una pozione dai poteri universali, con la quale si possono curare tutte le malattie. Il mio padrone mi dice di suonare il corno, per informare la gente del villaggio del nostro arrivo: lo faccio, ed il suono che produco e’ forte, sempre piu’ assordante, finche’ mi sveglio e mi rendo conto che in realta’ si tratta della sirena del nostro allarme. Ci metto un attimo a rendermi conto di quello che sta succedendo: i miei occhi sono aperti, ma il mio “cuore” ancora si gongola tra le braccia di Morfeo.
Mi giro e cerco di accendere l’abat jour, ma non succede nulla. Buio assoluto… “Miseria, non c’e’ la luce ed il generatore non e’ partito. Deve essere una rapina da parte di gente esperta che e’ riuscita anche a tagliarci la corrente”.
Esco dalla camera con un otoscopio per farmi luce… non trovo altre torce. Nessuno dei fratelli e’ uscito dalla propria camera, anche se l’allarme continua ad ululare. Vado a bussare alla stanza di Lorenzo, ma non riesco a svegliarlo. “Deve essere davvero stanco”, penso tra me un po’ spaventato.
Dopo un po’, dal buio emerge Natasha, tutta impaurita.
Le dico di non seguirmi e di tornare in camera. La mia paura e’ che i ladri siano appostati da qualche parte al buio, o che abbiano gia’ preso in ostaggio le infermiere della notte o qualche paziente.
Apro il cancello del cortile della comunuta’, che era chiuso a chiave. Non vedo nessuno, ma, anche se ci fosse stato, la piccola luce dell’otoscopio non mi avrebbe certo permesso di rendermene conto.
Raggiungo con timore la cabina di controllo del generatore, passando tra l’erba alta e bagnata dal recente acquazzone, e, con un briciolo di sollievo, mi rendo conto che l’interruttore e’ sull’OFF.
“Quindi non e’ stato manomesso. Probabilmente Fr Lorenzo ha deciso che si dovevano usare i pannelli solari, per risparmiare diesel”. Accendo il potente motore e tutto si illumina.
Con circospezione mi avvio verso l’ospedale, temendo di trovarmi davanti dei malviventi armati: e’ ancora vivo il ricodo di quando, cinque anni fa, le infermiere e Fr Lorenzo erano stati presi in ostaggio, mentre Fr Maurizio era stato colpito con una bastonata sulla testa.
Entrato nell’OPD sento un parlare concitato e pieno di tensione:
“Sono nel dipartimento dei Buoni Figli. Hanno dei bastoni… non pare abbiano fucili”. Mi avvicino e vedo il gruppetto atterrito, composto dalle infermiere e dai watchmen della notte.
Nel frattempo vediamo arrivare i nostri poliziotti, con un tempismo veramente encomiabile. Ci avviamo con prudenza verso il Centro, con le armi delle forze dell’ordine puntate in avanti in caso di pericolo. Pero’ non troviamo nessuno. Scandagliamo tutte le camere: nulla!
Facciamo quindi un giro di ispezione della “shamba” insieme ai nostri watchmen, e troviamo dei rami rotti vicino presso il recinto, dalla parte dei tank dell’acqua.
“Evidentemente sono scappati da questa parte dopo aver sentito l’allarme ed aver visto che era tornata la luce”, dice il caporale. Organizza quindi un pattugliamento da quella parte, e mi dice di tornare a letto, usando ancora l’allarme in caso di nuovo pericolo.
Nel frattempo anche Fr Lorenzo e Fr James si erano svegliati ed ho potuto raccontare l’accaduto. Le Suore hanno sentito tutto, ma sono rimaste barricate in casa.
E’ chiaro che siamo sempre nel mirino dei malviventi, ma oggi ho avuto di nuovo la prova che il distaccamento di polizia di Chaaria davvero si prende cura di noi e ci difende anche a rischio della vita.
Natasha e’ rimasta sveglia e rintanata in camera. Al mio rientro mi ha detto di aver visto quegli uomini dietro le mie spalle mentre salivo verso il generatore al buio.
“Meno male che non me lo hai detto prima – ho aggiunto – altrimenti sarei svenuto dalla paura”.
Ho provato a riaddormentarmi ma invano. Quando alle 6 Pinuccia, che non ha sentito nulla, mi ha chiamato per un altro cesareo, i miei occhi erano ancora spalancati. Mi sono quindi trascinato fuori dal letto per tornare in sala per l’ennesima volta. Ultimamente, dormire una notte intera e’ diventato un vero lusso a Chaaria: se non e’ un’emergenza, sono i ladri.
All’uscita dalla camera operatoria, mi sono trovato davanti il nostro caporale, il quale, visibilmente provato ma sorridente, mi ha ripetuto: “abbiamo pattugliato tutta la notte. Non temere. Siamo qui per voi.”
“Ahasante sana, la vostra presenza ci da’ tranquillità”.
Fr Beppe
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