E’ una bambina di 10 anni che fu una delle prime pazienti ricoverate presso il nostro dispensario, quando all’inizio avevamo iniziato ad imbarcarci in terapie piu’ impegnative.
Dapprima la curammo vari mesi per rachitismo. Le applicammo anche dei tutori per impedire che le gambe diventassero troppo storte quando la bimba avrebbe iniziato a camminare. Era minuta e gracile, ma cresceva pian piano. Poi, quando ebbe circa un anno di eta’, fu attaccata da malaria cerebrale: ci fu portata in stato di male epilettico (aveva cioe’ convulsioni continue ed era incosciente). La situazione duro’ per circa 24 ore, nonostante i nostri tentativi di fermare le crisi. Pensavamo che Mercy sarebbe morta, ma pian piano si riprese, anche se, con nostro dolore, ci rendemmo conto che era diventata emiplegica con paralisi della parte sinistra del corpo. Per fortuna la parola non era stata coinvolta dalle sequele della malaria. All’inizio era completamente incontinenente ed ignorava del tutto la parte paralizzata: sembrava addirittura non usare l’occhio sinistro e doveva girare la faccia per guardare da quella parte.
Da allora e’ stata nostra paziente in fisioterapia, ed in effetti ha fatto dei passi da gigante; purtroppo e’ ancora paralizzata, anche se ha imparato a camminare abbastanza bene… e continuano delle crisi comiziali ricorrenti, nonostante le medicine (assume acido valproico).
Ha dovuto cambiare varie scuole, perche’ a volte gli insegnanti non erano sensibili ai suoi problemi: poteva capitare che Mercy si facesse la pipi’ addosso, a causa delle difficolta’ deambulatorie e del conseguente ritardo nel raggiungere il bagno. Per questo veniva punita, ed indicata allo scherno dei compagni. Spesso veniva obbligata a pulire da sola la propria urina sul pavimento con l’unica mano buona… queste tensioni le causavano sovente nuove crisi epilettiche.
Ora ha trovato una scuola pubblica in cui e’ accolta molto bene, e dove non le causano problemi.
La vedo mensilmente, e la mamma mi spiega come sono andate le crisi.
Ieri pero’, inaspettatamente mi sono trovato Mercy in ospedale tutta sola. Le ho chiesto dove fosse la mamma, ma lei mi ha risposto che era venuta per conto suo, solo per salutarmi.
Era una giornata complessa, con poco personale e tanti pazienti, per cui non ho davvero potuto dedicarmi molto a lei: e’ stata coccolata da vari membri dello staff, finche’ verso sera e’ arrivata sua mamma, ansimante e disperata: “Hai visto Mercy?”
Le ho detto che era stata con noi fin dal mattino. La donna allora si e’ messa prima a piangere, e poi a ridere e a ringraziare Dio.
“Ero convinto che foste venute insieme”, ho aggiunto.
“Neanche per sogno… mi ha detto che andava a giocare dai vicini. E’ la prima volta che cammina per 4 chilometri, nonostante debba trascinare la gamba… Si vede che migliora anche dal punto di vista epilettico, se non ha avuto crisi”.
“Adesso tranquillizzati e vai a casa. Tutto e’ bene quello che finisce bene”.
Fr Beppe
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