venerdì 5 giugno 2009

Emanuel non ha voluto andare

DAL DIARIO DI CHAARIA

5 Giugno 2008, ore 21

Che giornata tremenda oggi. Pazienti che sbucavano da tutte le parti. Sala d'attesa sempre piena, nonostante i nostri sforzi. Il corridoio dell'OPD non percorribile perche' intasato di gente scalpitante. Ovunque barelle, carrozzine e pazienti sdraiati per terra davanti ad un ambulatorio. La farmacia e la cassa con code chilometriche. Tutti oggi erano un po' "sclerati", perche' sopraffatti dalla marea di popolo. Nell'aria un "odore di umanita' " che ti prendeva alla gola, nonostante porte e finestre aperte. Da stamattina siamo stati tesi come le corde di un violino, soprattutto perche' tutti sostenevano di essere arrivati prestissimo, di aver atteso un sacco di ore, e di non capire come mai non ci decidevamo a prenderci cura di loro.
In questi frangenti e' meglio stare zitti, perche' tanto la gente non comprende; non sa che per noi e' cosi' tutti i giorni, che magari di notte abbiamo avuto un cesareo alle 3, che da giorni salto anche il pranzo pur di continuare a far fluire quella coda immensa di malati.
E' soprattutto pesante quando, passando per il corridoio, ti senti investito di parole poco gentili di persone che neanche conosci e che si prendono la liberta' di dirti che questo ospedale non funziona affatto.
Pero' anche stasera, pian piano la marea si e' rimpicciolita, ed alle 19.30 il corridoio era finalmente vuoto.
Oggi non posso comunque tacere l'esperienza che il Signore ci ha concesso con Emmanuel, un bambino di due anni, arrivato verso le 18, praticamente in fin di vita: aveva avuto diarrea per tre giorni, ed ora era completamente disidratato e respirava appena. Questa volta pero' il Signore ci ha concesso un bel successo: le nostre manovre di rianimazione sono state efficaci. Abbiamo corretto la glicemia, abbiamo infuso liquidi, e, dopo circa mezz'ora, il bambino e' uscito dal suo stato di prostrazione molto simile al coma, ed ha cominciato a piangere. La sua pelle prima gelida, e' ritornata calda. Le sue labbra, prima viola, sono ridiventate rosee. Ed il bambino ha iniziato a muoversi: sembra incredibile, visto che poco prima pareva davvero un piccolo cadaverino.
Grazie Signore di questo successo che ha lavato via la tensione accumulata da stamattina, quando avevo l'impressione che qualunque cosa tu faccia, gli altri non saranno mai soddisfatti. Io non ho sentito la mamma di Emmanuel dire grazie, ma non e' necessario. Aver salvato quel piccolino e' gia' in se stesso una ricompensa piu' che sufficiente.


Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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