giovedì 4 giugno 2009

Il nuovo Elettrocardiografo


Da tempo il nostro vecchio ECG dava segni di aver bisogno di una revisione. Il problema era soprattutto con i cavi, che erano quasi completamente mangiati da insetti di cui non sappiamo Elettrocardiografo.jpgneanche la natura: il fatto è che spesso, mancando lo strato esterno isolante, avevamo dei contatti anomali che rendevano i nostri tracciati quasi illeggibili.

Abbiamo ritardato molto il momento della riparazione, in quanto si tratta di uno strumento italiano, per cui a Nairobi non abbiamo trovato i pezzi di ricambio necessari. Inoltre non avevamo un ECG di riserva.
La nuova macchina è veramente moderna. Sembra un microcomputer.
Desideriamo ringraziare di cuore la comunità parrocchiale di Casalgrasso, ed in particolare il Sig Parroco Don Gabriele ed il gruppo solidarietà, che, con varie raccolte fondi, hanno reso possibile l’acquisto di questo gioiellino che vedete nella foto che vi allego.


Fr Beppe Gaido e tutti noi di Chaaria



PS: domani ricorre il 4° anniversario della scomparsa di Fr Giovanni Bosco, che fu assalito da uno stormo di api inferocite. Domani sarà anche il suo compleanno. Lo ricorderemo durante la Messa e pregheremo il rosario sulla sua tomba.


PS1: comunico anche che a Nairobi siamo riusciti a trovare il manipolo per il trapano odontoiatrico. Credo quindi che siamo ormai pronti a ricevere i dentisti volontari italiani che verranno nel periodo estivo. Siate i benvenuti!



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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