lunedì 8 giugno 2009

I nuovi volontari


Chaaria e' ora arricchita dalla presenza di Rossella e Gianni, che sono arrivati ormai da una settimana e che si fermeranno con noi per circa tre mesi.

Rossella e' il braccio destro di Pinuccia nel prendersi cura dei pazienti piu' gravi e non autosufficienti: li cambia, li assiste durante i pasti, ne cura l'igiene personale. Naturalmente, il suo istinto materno la porta a prendersi cura degli orfani, che sono sempre i prediletti di tutte le donne. In questo campo Rossella e' infaticabile compagna di Sr Oliva.


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Gianni e' il nostro tuttofare: fabbro, elettricista e falegname... ma alla sera anche lui si prende cura di chi e' malato ed ha bisogno di tutto. Non c'e' servizio troppo umile per lui. Vuotare le borse dell'urina, aiutare uno zoppo a raggiungere il bagno, dare un bicchiere di acqua a chi non ha le mani buone... Ecco il Gianni in camice bianco.


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E poi durante il giorno e' una freccia che si sposta di qua e di la', piega il ferro, pittura il legno... e dalle sue mani sempre nasce qualcosa di molto bello. Il suo prossimo traguardo e' quello di rinnovare il locale della lavanderia... e siamo gia' sicuri del risultato.

Fr Beppe


1 commento:

Sr. Paola ed equipe ha detto...

Carissima Rosella, siamo rimasti senza parole di fronte a tanta tenerezza e allo sguardo intenso di entrambe.
Un caloroso saluto da tutta la Farmacia.
Scrivici, saremo felici di risponderti.
Saluti a tutta la comunità


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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