Non so nulla della mia famiglia e non ricordo quando sono nato. Da quello che mi dicono i Fratelli, devo avere circa 37 anni. Sono stato raccolto in uno slum di Nairobi da Don Giusto, nei primi anni dopo la fondazione di Tuuru, e vi ci sono stato portato. Ho vissuto tra quelle alte montagne fino al 1985, quando sono stato trasferito nella nuova casa di Chaaria.
Mi dicono che allo slum ero uno street boy e che mangiavo le cose che riuscivo a raccogliere nella discarica.
Stando nelle missioni cottolenghine, ho imparato a comprendere benissimo l'Italiano, l'Inglese, il Kiswahili ed il Kimeru. Capisco tutto, ma non riesco a parlar nessuna Lingua.
Il mio vero nome, quello che mi piace di più, è Kimani (che voi in Italia dovete pronunciare Chemani): considerando che porto il numero di scarpe 45, qualcuno sostiene che dovrei chiamarmi anche CHE PIEDI.
Mi piace tantissimo imitare quello che i volontari fanno: adesso con Gianni passo la giornata a verniciare e spostare tralicci di ferro; con un volontario cuoco, mi diletterei volentieri a rimestargli la polenta od altri piatti.
Vado quasi sempre in chiesa con i Fratelli, portando i miei libri di preghiere: uso normalmente topolino, che leggo rigidamente al contrario. Cerco di imitare i suoni che escono dalla bocca del mio vicino, e regolarmente lo faccio sbagliare.
Ho anche tutta una serie di lavori occupazionali completamente miei. Al mattino alle sei faccio la provvista di legname per la cucina. Aiuto a preparare la colazione per i pazienti dell'ospedale. Collaboro con Isidoro e Geremia alla pelatura delle papate.
La mia passione più grossa è comunque quella di andare a Chaaria alla domenica pomeriggio: lì trovo sempre qualche persona di "buon cuore", che mi fa bere birra locale e mi regala la miraa. Spesso però, quando ho bevuto un po' e masticato tanta miraa, loro mi portano via le scarpe ed io devo tornare a casa scalzo.
Il mio motto preferito è: "chi lavora, non mangia": non so se è proprio giusto, ma a me suona bene così.
Ciao Ciao Ciao
Vi aspetto a Chaaria
Kimani
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