martedì 23 giugno 2009

Ritratti di Chaaria

Mi chiamo Mururu,
e sono certo una delle mascotte di Chaaria. Sono anche uno dei più vecchi residenti del centro Buoni Figli. Onestamente non so quanti anni potrei avere: forse 50 o 55, ma tutti dicono che il mio cervello non ne dimostra più di 5.
Qualche volontario sostiene che somiglio al "GOBBO DI NOTRE DAME": io non so cosa voglia dire, ma siccome loro si divertono, mentre me lo dicono, allora rido anche io, perchè deve essere qualcosa di carino.
Sono di Kaguma, a quattro chilometri dal Cottolengo. Io vorrei andare a casa spessissimo, e qualche volta scappo senza dire niente a nessuno: non è poi così difficile! Dicono che sono un handicappato mentale, ma io lo so benissimo che basta aspettare l'orario di visite all'ospedale e poi infilarsi per il cancello posteriore da dove si fanno entrare i parenti. Quando qualcuno si accorgerà che non ci sono, io sarò già a pochi metri da casa mia, che è poi una baracca di legno. Il problema però è che in famiglia non sono altrettanto contenti di vedermi di quanto lo sia io. Normalmente mi danno poco da mangiare; non mi aiutano a fare il bagno... ed allora dopo alcuni giorni capisco che è meglio tornare al Cottolengo. A volte ci torno con le pulci penetranti, ma sempre mi accolgono a braccia aperte. E' anche successo che mi sia perso, perchè purtroppo i miei parenti non hanno tempo neppure di accompagnarmi: qualche volta, ad un incrocio, io non so davvero che strada prendere.
Poi decido per la prima che mi capita, e non sempre è quella giusta. A casa mi interesso molto del mio pezzo di terra e del granoturco che i miei fratelli coltivano. Purtroppo non me ne danno mai, neppure un pochino.
Quando sono al Cottolengo Centre, la mia occupazione preferita è aiutare gli altri Buoni Figli. So essere molto servizievole: imboccare, fare i bagni ai piccoli, metterli a letto, sono lavori più che congeniali per me... e non ho mai fatto cadere nessuno.
Anche gli orfani di Sr Oliva mi fanno girare la testa: quando posso, li prendo in braccio e li coccolo con amore.
Come ulteriore attività accupazionale, collaboro alla lavanderia del centro, e mi piace soprattutto stendere.
Alla domenica vado a Messa all'ospedale, e canto forte. Spesso anche ballo ed i malati ridono: è sempre bello per me quando gli altri ridono, ed allora sorrido anche io.
Mi piace scrivere lettere, anche se non so scrivere: uso i mei geroglifici, che però verranno capiti al volo dai miei amici del cuore.
Non parlo nessuno lingua, ma mi aggiusto con un miscuglio di Kimeru, Kiswahili, Inglese ed Italiano.
Molti volontari mi chiamano E TU?, perchè io non mi ricordo mai come si fa a chiedere COME STAI, e mi viene sempre e solo da dire "e tu?" anche ad una persona che non mi ha chiesto niente.
Quando verrai a Chaaria, vorrei essere tuo amico.


Ciao, Mururu.




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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