venerdì 3 luglio 2009

Altri aspetti della siccità


Vengo chiamato da Sr Florence che vuole parlarmi dei problemi della nostra fattoria. Mi avvio sotto il sole cocente e la raggiungo vicino ad alcune donne che con delle canne stanno battendo forsennatamente su dei legume sparsi sopra un telone, al fine di separare i fagioli dal loro involucro.
“Questo e’ tutto – mi dice la Suora; – quest’anno abbiamo raccolto solo quattro sacchi, e la situazione e’ ancora peggiore per il granoturco. Non ne ricaveremo nulla. Infatti il mais e’ cresciuto bene fino ad un certo punto, ma lo sviluppo si e’ arrestato prima che si formasse la pannocchia”.
“Questo e’ un danno impressionante se consideriamo anche tutta la gente che abbiamo pagato per la semina, per la rimozione delle erbacce e la concimazione. Pensa che almeno per noi non e’ cosi’ drammatica in quanto abbiamo soldi per comprare quello che non abbiamo prodotto, ma ci sono molte persone, che, vivendo unicamente sui frutti dei loro raccolti, quest’anno sono completamente ridotti alla fame”.
La sorella insiste dicendo: “dobbiamo irrigare di più!’… Ma la cosa mi trova in totale disaccordo: “E’ assolutamente impensabile bagnare i campi con l’acqua che pompiamo elettricamente dai nostri pozzi. Non abbiamo acqua a sufficienza neppure per i bisogni dell’ospedale. E poi pensa al costo dell’elettricità: continua a salire. Non ti sei accorta che in Kenya stanno ormai razionandoci anche la corrente elettrica perche’ due dighe sono gia’ state chiuse, in quanto completamente asciutte? Lo sai quanto consuma il generatore, e sei al corrente dei prezzi del diesel”.
Gia’, l’acqua e’ un bene preziosissimo… ma non e’ assolutamente un bene gratuito: costa tantissimo averla. Inoltre ti rendi conto della sua importanza soprattutto quando non ce l’hai piu’. Penso in questo momento alla situazione dei giovani Fratelli che vivono a Nairobi. A causa della siccita’, hanno acqua dal rubinetto per circa mezz’ora al giorno. Bisogna provare a stare quotidianamente piu’ di ventitre’ ore senza acqua, per comprenderne la preziosita’. Solo allora si capisce quanta acqua si spreca per esempio nello sciacquone del gabinetto, o semplicemente facendoci una doccia.
“Dobbiamo anche ridurre il numero delle mucche – insiste Sr Florence; - infatti ne abbiamo tredici, ma solo tre producono latte. Di erba nella shamba non ce n’è, ed è totalmente non-economico comprare fieno o mangime per loro”.
“Su questo siamo d’accordo, cara sorella. Le macelleremo pian piano e rimarremo con pochi capi di bestiame… soltanto quelli in grado di produrre molto latte”.
Poi alzo gli occhi e guardo verso il bananeto: “come mai, con una piantagione così estesa, dobbiamo comprare le banane fuori?”. Mi interrompe uno degli operai dicendomi che, per fare frutti, i banani hanno bisogno di molta acqua. Già, si ritorna da capo: non ha piovuto, ed anche ora i torrenti di Chaaria sono quasi in secca, pur essendo passati solo due mesi dalla fine della stagione delle piogge. Chissà se ad agosto avremo ancora un po’ di acqua nei nostri ruscelli… e pensare che non aspettiamo precipitazioni fino a novembre, quando la stagione delle piogge riprenderà nuovamente, se Dio vorrà.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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