Non ho ancora finito di esaminare i suoi arti inferiori, che la paziente comincia a sciorinarmi esami su esami, eseguiti in cliniche private. Ha fatto veramente di tutto: ecografie, ecodoppler, tutti gli esami ematologici possibili ed immaginabili (molti dei quali del tutto superflui).
La stanchezza fa capolino in una giornata pesante e, in un certo senso, deprimente (abbiamo avuto due nati morti ed un neonato in incubatrice sotto ossigeno). Quasi senza rendermene conto, mi scappa una parola di troppo: “In che modo posso ancora aiutarti? Hai gia’ fatto tutto… e poi, chi puo’ permettersi questo tipo di esami in cliniche private a Nairobi, se non chi ha un sacco di soldi?”
Amina mi squadra con sguardo innocente e triste nello stesso tempo, e poi mi dice: “ti sbagli di grosso. Allah…il suo nome sia lodato… sa benissimo che io sono una povera donna. Sono vedova da circa un anno. Mi sentivo come morire, ed un medico del mio paese mi ha detto che non avrei potuto sopravvivere se non mi rivolgevo a quel centro specifico, dove avrei trovato risposte ai miei problemi. Io non so ne’ leggere ne’ scrivere: quando mi hanno detto che tutte quelle lastre erano obbligatorie e che non avrei potuto trovare alcun aiuto senza di esse, ho dovuto vendere la nostra mucca per pagare il conto.
Il problema poi e’ stato che, alla fine di tutti i test, io non avevo piu’ soldi per comprare le medicine. Ecco perche’ sono approdata a Chaaria… e, se puoi, non darmi farmaci costosi, perche’ quello che riusciro’ a pagare non sara’ davvero tanto. A Nairobi, per curare la mia malattia mi hanno chiesto una somma astronomica, ed ho quindi deciso di non comprare niente di quello che mi hanno prescritto”.
“Ti chiedo scusa… vedi come si fa in fretta a giudicare, e come spesso l’apparenza inganna. Cerchero’ di darti delle buone medicine che tu possa comprare anche in questo difficile momento economico dovuto al lutto che ti ha colpita”.
E’ un problema che sovente mi angoscia.
Quando la medicina non e’ esercitata come una missione, rischia di essere un business con cui si estorce denaro dai poveri, che, non avendo alcuna conoscenza tecnica al riguardo, non possono che accettare qualunque cosa il medico proponga. E’ una grande responsabilita’ davanti a Dio, quando noi sanitari cerchiamo piu’ di arricchirci, che di curare con onesta’ i problemi di salute di chi ci sta di fronte.
Fr Beppe
1 commento:
Baba Beppe, non ho potuto fare a meno di diffondere questa tua lettera a quasi tutti i colleghi che conosco, perché, mutatis mutandis, la questione resta la stessa in tutto il mondo: essere medico ti mette in una posizione di potere e la tentazione di abusarne (tipicamente con gli "ultimi") è sempre presente a tutte le latitudini. Diceva Gandhi: " mi piacerebbe un mondo in cui i medici siano meno dottori e più servitori".
Aveva ragione. E ognuno di noiche fa questo mestiere si trova a combattere con questo aspetto del "lato oscuro della forza" quotidianamente. Resistere, resistere, resistere....."finchè ci giunga un giorno di nuovo la notizia di una locomotiva, come una cosa viva, lanciata a bomba contro l'ingiustizia".
ugodoc (Kiboko)
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