sabato 18 luglio 2009

Mortalità infantile: un problema molto africano

Navigando qua e là su internet sono capitato su alcuni dati sconcertanti che confermano sia quanto sperimento quotidianamente a Chaaria, sia quanto ho potuto tristemente constatare durante il soggiorno in Sud Sudan ad aprile scorso: ogni anno nell’ Africa subsahariana un milione di bambini non sopravvive oltre i primi 28 giorni di vita.

Questo dato sconcertante viene da uno studio della rinomata ONG Save the Children in collaborazione con l’UNICEF.

Nello stesso studio si legge che sono 4.5 milioni i bambini che non superano il quinto anno di vita. Le principali cause di morte sono: complicazioni legate al parto e malattie infettive.

Nello stesso documento si legge che la mortalità infantile in Africa corrisponde al 50% di tutte le morti pediatriche del mondo.

Certo, ci sono stati grandi passi avanti: nessuno può negare l’impatto della distribuzione massiva di zanzariere alle mamme di bimbi al di sotto dei 5 anni. E che dire poi della pratica di somministrare un richiamo antitetanico in gravidanza, che ha ridotto tantissimo i morti da tetano neonatale. Altro impatto certamente molto significativo lo sta avendo il vaccino contro il morbillo, malattia che in Africa da sempre è stata mortale.

Molto comunque è ancora da fare, se si pensa che in vari Paesi ancora in guerra non si parla neppure di programmi vaccinali.

Rimane poi sempre grave il problema delle malattie trasmesse dall’acqua: le diarree tropicali e subtropicali, sia di origine batterica che parassitaria, costituiscono ancora un pericolo per la vita di molti piccoli.

Anche la cura del travaglio e del parto ancora richiede grandi miglioramenti al fine di salvare più neonati rispetto a quanto succede oggi. Certo a Chaaria siamo in condizioni ottimali, rispetto a certe aree remote in cui c’è solo una maternità che non esegue tagli cesarei. Per non parlare poi di altre situazioni culturali, come quella dei Dinka in Sud Sudan, che rifiutano a priori l’idea del taglio cesareo e del parto in ospedale, esponendo la madre a gravi rischi per la sua salute e per la sua vita stessa, ed incrementando a dismisura il numero dei nati-morti.

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PS: CENTO DI QUESTI GIORNI… E MAGARI ANCHE DI PIU’…

…anche noi a Chaaria ci uniamo a tutto il mondo nel fare gli auguri a Nelson Mandela per il suo 91° compleanno, e volentieri proponiamo a tutti i lettori di onorare questo gigante dell’umanità con il regalo che lui stesso ha chiesto di fargli: dedicare 47 minuti nella giornata di domani a fare qualcosa di gratuito per gli altri… 47 minuti in ricordo simbolico dei 47 anni in cui egli ha lottato per l’uguaglianza e l’abbattimento delle barriere razziali.



Ciao Fr Beppe



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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