“Non capisco come si faccia a credere ancora in Dio, in una situazione cosi’ estrema come quella di Chaaria. Invidio la tua fede. A me l’esperienza che sto vivendo crea tanta confusione. Ma come fa Dio a lasciar morire dei bambini cosi’ piccoli, che non hanno mai fatto niente di male? Come puo’ permettere che ci siano cosi’ tanti cardiopatici che non possono farsi operare perche’ non hanno soldi per l’intervento? Come fai a non perdere la fede di fronte a Marita, che ha 26 anni e si sta lasciando morire di carcinoma della cervice, perche’ non puo’ pagare la radioterapia?”
Prima di rispondere, io inspiro profondamente. E’ stata una giornata difficile e pesante. A quest’ora della notte il mio cervello non e’ completamente lucido.
Abbozzo pero’ un mio punto di vista: “Non ti pare che sia piuttosto scontato accusare Dio per situazioni di ingiustizia che abbiamo creato noi uomini? Pensa alla forbice che separa il Nord ed il Sud del mondo: mi pare che la ragione per cui i bambini qui soccombono ancora a centinaia ogni anno sia piuttosto da ricercare proprio in una sperequazione socio-economica profondamente ingiusta. Perche’ un bimbo che nasce in Europa puo’ avere tutte le medicine piu’ moderne, le sale operatorie piu’ attrezzate, le tecnologie piu’ avanzate; ed un piccolo della stessa eta’ che viene al mondo in Africa deve essere privato di tutto questo? Anche la storia degli ultimi secoli non ci dovrebbe lasciare molto tranquilli, se solo pensiamo alla tratta degli schiavi, seguita poi da decenni di sfruttamento coloniale! Dapprima il mondo cosiddetto evoluto ha portato via dall’ Africa le persone piu’ giovani e forti, ed in seguito ha continuato a dissanguare il continente con l’esportazione esasperata delle sue risorse. Dio non c’entra in tutte queste cose: e’ l’umanita’ che ha creato situazioni di ingiustizia di cui portiamo il peso ancora oggi”.
La mia amica pero’ non si convince cosi’ facilmente: “sì pero’, se Dio e’ il creatore di tutto, perche’ non potrebbe eliminare le malattie? Lui sarebbe in grado di farlo, visto che e’ onnipotente. Mi pare che la creazione non sia poi cosi’ tanto ben riuscita, se cosi’ tante persone muoiono ingiustamente e non si possono curare!”
“Sai, io ho abbandonato queste elucubrazioni filosofiche ormai da molti anni, perche’ ho capito che non mi conducevano da nessuna parte, e mi facevano sentire peggio di prima. Ho compreso che io non posso trovare la soluzione all’ eterna domanda dell’uomo sul perche’ della sofferenza. Allora mi sono detto che, invece di perdere le mie energie in domande che mi portavano solo alla depressione, avrei dovuto trovare una via alternativa: e mi sembra di averla trovata in una frase molto semplice: ‘tirati su le maniche e lavora’. La sofferenza innocente, il ruolo di Dio di fronte al dolore, assumono oggi in me una dimensione differente: il male non e’ un problema a cui sono chiamato a trovare una risposta, ma un nemico contro cui devo lottare, con tutte le forze a mia disposizione... accettando poi anche la sconfitta che spesso si sperimenta quando non si riesce ad aiutare come si vorrebbe.
La mia fede non vacilla anche in situazioni estreme come quelle di Chaaria in cui la morte e la vita si rincorrono ogni giorno e si affrontano in un eterno duello. E questo perche’ adesso parto da una visione del tutto evangelica: io non voglio spiegare niente. Non credo che Dio abbia bisogno di un avvocato difensore, soprattutto poi se questo avvocato devo essere io che non ho neppure profonde conoscenze teologiche. Io mi voglio mettere umilmente al seguito del messaggio di Cristo. Desidero fare quello che Lui ha fatto, nei limiti del possibile. Se penso a Gesu’ sulle strade della Palestina, io me lo immagino come un maestro che ha dato a tutti un messaggio di solidarieta’ e di impegno per chi soffre: non ci sono discorsi di Cristo sul perche’ Dio permettesse che ci fossero i lebbrosi, gli epilettici, i paralitici. Lui li guariva, senza troppe disquisizioni!
Ecco, amica mia: questa sera tu sei in crisi perche’ hai visto Ann morire di malaria a 2 anni di eta’. Ma il nostro compito e’ stato quello di fare tutto quello che potevamo per lei: ci siamo impegnati, ci abbiamo provato, abbiamo dato il meglio di noi stessi... anche se poi non ce l’ abbiamo fatta. E’ li’ la mia risposta al perche’ della sofferenza innocente: nel mio esserci, nella mia lotta... e la mia fede mi aiuta a dire che dovro’ essere disponibile a fare lo stesso anche per il prossimo caso disperato... sempre, senza scoraggiamento, perche’ Cristo ha fatto lo stesso.
In fin dei conti, credo che farsi troppe domande ci rubi energie, e ci tolga forze che invece potremmo impiegare piu’ fecondamente nella dedizione.
Lo so di non essere un gran teologo, ma questo e’ cio’ in cui credo, e che tiene viva la mia fede”.
“Beato te che ci riesci. Per me la confusione e’ troppo forte!”.
“Non farti troppe domande: scegli la via del Vangelo. Impegnati in prima persona, dai tutto quello che puoi... e sentirai che il tuo cuore trovera’ la pace, come per miracolo”.
Fr Beppe
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