mercoledì 19 agosto 2009

"Avrebbe voluto cibarsi delle ghiande che davano ai porci, ma nessuno gliene dava" (Vangelo. Parabola del Figliol prodigo)

La fame dovuta alla siccita’ e ai prezzi molto alti sta spingendo molta gente a rivolgersi agli alimenti per animali. Infatti questi prodotti costano circa un terzo di quelli per uso umano.

Sta accadendo a parecchi abitanti degli slum, dove i piu’ poveri sono costretti a comprare farina per bovini e suini: gruppi di famiglie si uniscono in una specie di cooperativa e contribuiscono con una cifra di 200 scellini a testa, per comprare un sacco di farina di 90 chili al prezzo di 1200 scellini.

Un sacco puo’ essere sufficiente per sei famiglie per circa una settimana. Normalmente i venditori nei negozi sono ignari del fatto che quei prodotti non saranno usati per le bestie.

Con tale farina le donne producono chapati (pane), che poi servono con the senza latte.

Molti bambini che si nutrono in questo modo poi lamentano mal di pancia, diarrea e distensione addominale... ma le madri non hanno altro da dar loro.

Noi leggiamo queste cose sui giornali e le sentiamo raccontare dai nostri pazienti. Ci piange il cuore, soprattutto quando a pranzo e a cena troviamo cibi abbondanti... e qualcuno di noi ha anche il coraggio di lamentarsi che il vitto a Chaaria non e’ di buona qualita’.


Fr Beppe





UNA PRECISAZIONE IMPORTANTE
Alcuni giorni fa avevo ringraziato per un ablatore di tartaro che ci permetterà di essere più efficienti in sala dentistica per la pratica della detartrasi.
Mi scuso per non aver ringraziato correttamente la persona che ce lo ha regalato. Infatti, Lo strumento in questione è stato gentilmente donato dal Dott. Piero Barbero di Torino, il quale già in passato ha aiutato il comparto di odontoiatria di Chaaria con molta generosità.
Grazie Piero... e mi scuso per il disguido
Fr Beppe




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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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