mercoledì 14 aprile 2010

Ancora malaria

Continua l’epidemia nel centro dei nostri handicappati mentali. La scelta di fr Giancarlo e’ stata quella di tenere i ragazzi nel centro stesso, dove il personale li conosce meglio. Nessuno di loro e’ stato quindi ricoverato in ospedale.
Le terapie vengono gestite per lo piu’ attraverso flebo.
E’ normalmente compito degli infermieri dell’ospedale incannulare le vene, mentre poi le terapie sono gestite direttamente da fr Giancarlo. Solo la dose di chinino di mezzanotte ritorna ancora sotto la responsabilita’ degli infermieri dell’ospedale.
Per gli esami di laboratorio, e’ il personale ospedaliero che si reca nel centro per i prelievi.
Ieri, uno dei disabili, per il passato non affetto da epilessia, ha avuto un attacco epilettico importante, seguito poi da un episodio di aspirazione nelle vie respiratorie di materiale gastrico.
E’ stato un momento di grande tensione, in cui sembrava che lo avremmo perso. Il giovane, di nome Kithinji, e’ molto spastico, anche a livello dei muscoli del collo... e questo ha peggiorato la situazione clinica.
Lo abbiamo trasportato in ospedale dove e’ stato aspirato e rianimato. Fortunatamente la attivita’ respiratoria e’ tornata normale dopo circa mezz’ora.
Probabilmente anche a causa delle precipitazioni e della forte escursione termica tra il giorno e la notte, vari handicappati soffrono anche di forme piu’ o meno severe di malattie dell’apparato respiratorio. Tutti vengono visitati regolarmente, o da un clinical officer o da un medico dell’ospedale.

Fr Beppe Gaido

Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....