domenica 11 aprile 2010

La zanzara che devasta i nostri buoni figli

E’ stata una settimana difficile per Fr Giancarlo e per Fr Joel, in quanto il centro dei nostri handicappati mentali e’ stato preso di mira dalle anofeline. Probabilmente si tratta degli stessi insetti che risiedono nelle stanze dei ricoverati e si nutrono regolarmente del loro sangue nelle ore notturne.
Un certo numero dei nostri disabili e’ stato colto da forme abbastanza serie di malaria. Per loro i problemi sono normalmente piu’ seri rispetto agli altri pazienti.
E’ per esempio molto difficoltoso far loro assumere le terapie orali: spesso non riescono a deglutire compresse; altre volte vomitano le medicine subito dopo averle assunte.
Sovente dobbiamo ricorrere a terapie endovenose. Quelle intramuscolari sono di solito improponibili, perche’ le loro natiche non hanno abbastanza muscolo, ed e’ probabile causare loro degli ascessi che peggiorerebbero ulteriormente la situazione clinica.
“Prendere” le vene e’ un’impresa non da poco, come anche mantenerle in situ. Molti ragazzi sono infatti spastici e si muovono continuamente.
Tenerli a letto poi aumenta le difficolta’ nel nutrirli, e facilita delle complicazioni di tipo polmonitico. Metterli in carrozzina e’ pero’ quasi impossibile, perche’ si sentono svenire dopo pochi minuti.
La malaria dai Buoni Figli, soprattutto quando si presenta in forma epidemica come ora, e’ un grandissimo peso assistenziale che impegna fino allo stremo la nostra gia’ limitata forza lavoro.

Fr Beppe Gaido

Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....