Miriam proviene da un’altra struttura ed, a prima vista, ha un problema legato alla gravidanza. Ha delle membrane che sporgono dai genitali e sanguina profusamente. Ha inoltre un forte dolore di pancia, inusuale per un semplice aborto incompleto.
Non e’ incosciente, e possiamo dunque chiederle un po’ di storia: pare che qualcuno abbia tentato una revisione della cavita’ uterina a motivo di una metrorragia importante, abbia iniziato a tirare su queste membrane... e poi l’abbia riferita ad un ospedale “maggiore” quando si e’ reso conto che non potevano essere rimosse.
Abbiamo esaminato Miriam tutti insieme: i chirurghi italiani, Ogembo ed il sottoscritto. Quelle strutture membranose erano cosi’ ischemizzate e ormai parzialmente necrotiche che in effetti abrebbero potuto ricordare parti di un sacco amniotico rimasto in utero. Ma c’erano alcuni problemi, con questa diagnosi!
Mettendo una sonda tra i foglietti della “cosa”, ci si rendeva conto chiaramente che si trattava di una struttura tubulare. Poi c’era il fatto che la donna negava la gravidanza... ed infatti l’utero si presentava molto piccolo ecograficamente... e certamente non indicava una gravidanza interrotta in stadio avanzato.
E’ stato Ogembo a dirlo per primo: “pare un’ansa di intestino tenue che si sia infilata attraverso una perforazione del fondo uterino, magari causata inavvertitamente durante la revisione della cavita’. Poi l’operatore, confondendo il viscere con parti di sacco amniotico, avrebbe cominciato a tirare e ad “avvitare” con gli strumenti, sperando di distaccare la struttura ignota dalla parete uterina... ma quello che ha ottenuto e’ semplicemente la lacerazione traumatica dell’intestino”.
“Ne ho visti molti altri casi”, ha continuato Ogembo, visibilmente preoccupato.
Il Dott Di Stefano non e’ convinto, perche’ non si vede il mesentere, ma le sue giovani colleghe italiane sono dell’idea che non puo’ essere che un’ansa ileale.
Anche io sono convinto che l’ipotesi di Ogembo sia plausibile; e pure a me quella “cosa” tubulare non lascia molti dubbi. E’ una giornata pesantissima. Sono gia’ le ore 18, dopo una seduta operatoria massacrante, ed abbiamo ancora una cisti ovarica da togliere in regime di urgenza perche’ sembra torta.
Pero’ si impone un rapido cambiamento di programma.
Alla giovane gia’ praparata per entrare in sala si fanno altri liquidi ed un po’ di calmante, mentre rapidamente predisponiamo per una laparatomia urgente su Miriam.
Si tratta di un caso che non avrei potuto gestire da solo, se non ci fossero stati qui i chirurghi. Avrei dovuto mandare Fr Lorenzo a Meru con l’ambulanza... e non credo che sarebbe stato facile, a causa delle pessime condizioni della strada. Lorenzo poi e’ a Mukothima; e quindi avrei dovuto richiamare l’autista da casa.
Invece, la paziente e’ stata intubata senza problemi. Dopo una apertura rapida e professionalmente ineccepibile, i colleghi siciliani (ora eccitati perche’ finalmente possono fare chirurgia intestinale di cui sono specialisti) rapidamente trovano il problema. Si tratta effettivamente di una lacerazione dell’intestino tenue, che e’ stato praticamente amputato dalle pinze ad anello forse usate durante il raschiamento. L’utero e’ chiaramente perforato sul fondo.
Fortunatamente per la donna, l’ emorragia non e’ massiva.
Sono io lo strumentista, in quanto ho mandato Makena a mangiare qualcosa, visto che il pranzo lo avviamo saltato, per tener dietro alla pressione estrema della giornata.
Mentre offro i ferri ai chirurghi che ostinatamente continuano a chiedermeli in inglese, faccio loro una battuta per sdrammatizzare la situazione: “se volete, un po’ di italiano me lo ricordo!”.
Scoppiano a ridere. Sono stanchi, ma si vede che questo e’ “pane per i loro denti”. Recidono la parte necrotica di intestino e di mesentere, e poi iniziano la sutura a mano. Di Stefano e’ soddisfatto perche’ sostiene che la vascolarizzazione delle anse e’ buona e che quindi la sutura termino-terminale che lui stava facendo avrebbe certamente “tenuto”.
Gli propongo una suturatrice meccanica che e’ recentemente giunta come regalo da qualche volontario, ma il chirurgo la rifiuta, perche’ dice che la vuol tenere di riserva per situazioni estreme. A questo punto ecco la battuta dell’anestesista, che non aspettava altro: “ ma perche’ questa non e’ estrema abbastanza per te?”
Ma il chirurgo preferisce i suoi fini di triplo zero ed il suo porta-aghi. Alla fine chiudiamo anche la breccia che qualcuno ha accidentalmente aperto sull’utero.
Laviamo quindi l’addome con acqua fisiologica, inseriamo dei tubi di drenaggio, e poi chiudiamo soddisfatti, gia’ pensando alla prossima emergenza.
“Questa sera cena non sara’ prima delle 10... e pensare che sembrava un giorno tranquillo”, chiosa infine Paolo.
La giornata e’ stata in effetti campale sia per loro che per me. Infatti, oltre alla sala c’e’ stato un numero inaudito di pazienti, che non avrei mai potuto finire senza l’apporto decisivo del Dott Pierantonio Visintin, che ora e’ praticamente l’unico responsabile dei reparti. Infatti, maternita’, chirurgia, ecografia, gastroscopia ed ambulatorio stanno impegnando cosi’ tanto Ogembo ed il sottoscritto che a volte nei reparti possiamo fare solo dei “voli d’uccello”.
Durante la notte, alle 3.45, e’ anche arrivato il solito cesareo urgente... ma ho avuto pieta’ dei chirurghi e dell’ anestesista. Ho deciso di lasciarli dormire ed ho fatto l’operazione alla “moda antica”: ho praticato io la spinale, e poi ho lasciato la cura della paziente ad Evanjeline. Pinuccia ed io ci siamo “lavati”, ed abbiamo dato alla luce un bel maschione. Il cesareo e’ stato un po’ complesso a causa di emorragie persistenti, ma per le 5 eravamo nuovamente a letto.
Ringrazio Dio che una emergenza come quella di Miriam sia capitata a Chaaria mentre c’era il team chirurgico... sembrava quasi un piano preordinato della Provvidenza. Se fosse capitato in un altro periodo non avremmo potuto fare nulla per lei; il trasporto a Meru sarebbe stato molto rischioso per la sua vita, ed inoltre avrebbe indubbiamente causato nuovi ritardi nella soluzione del suo problema.
Miriam avra’ certamente un postoperatorio difficile, ma sicuramente le ridoneremo viva al suo sposo ed ai suoi bambini.
Fr Beppe
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