lunedì 26 aprile 2010

Una estrazione dentaria come una chirurgia maggiore!

Quando si tratta di un handicappato grave ad avere mal di denti, le cose si fanno immediatamente assai complicate.

Prima di tutto e’ estremamente difficile comprendere di cosa si tratti.

L’operatore normalmente se ne rende conto perche’ il “ragazzo” rifiuta di nutrirsi, o diventa irrequieto durante la lavatura dei denti. Magari se ne rande conto a causa di una mascella gonfia.

Ma poi la visita odontoiatrica diventa impossibile, perche’ l’handicappato non stara’ fermo e rifiutera’ di aprire le fauci.

Normalmente bisogna ricorrere all’ anestesia, con tutti i rischi connessi.

In passato abbiamo avuto una “aspirazione” in polmone di saliva e sangue per il nostro Mururu, che e’ rimasto incosciente ed ha dovuto essere rianimato per circa ottto ore, dopo una semplice estrazione dentaria.

Un’altra volta, con Ali’ che doveva togliere un molare sotto sedazione, abbiamo avuto un suo movimento inaspettato della testa quando ormai il dente stava per “venire”. Cio’ ha fatto cadere il dente stesso dalla presa delle pinze. Ci siamo trovati con la situazione pericolosissima di un dente del giudizio in gola, e con il rischio che di andasse ad infilarsi in laringe. E’ stato con un colpo di fortuna ed una iniezione di coraggio che l’ho arpionato affondando l’indice direttamente nella faringe di Ali’.

Ancora un altro episodio pauroso e’ accaduto quando Nkunja era andato in edema della glottide e quasi soffocava, in quanto l’assistente di poltrona, preoccupata che il sangue potesse colare in trachea, aveva aspirato toccando ripetutamente e forse un po’ troppo energicamente la zona attorno alle tonsille ed al velopendulo.

Oggi abbiamo estratto varie radici e molari sotto anestesia a due dei Buoni Figli. Il livello di ansia era quello delle grandi operazioni. Non sono mancati momenti di paura quando hanno smesso di respirare per qualche frazione di secondo.

Fr Giancarlo era con noi.

Jesse ha scelto una sedazione leggera ed il piu’ breve possibile, e, subito dopo l’estrazione abbiamo messo i “ragazzi” in posizione di sicurezza, lasciando che si svegliassero girati sul fianco e con la testa leggermente piegata verso il basso, in modo che la saliva potesse drenare attraverso le labbra.

Fortunatamente e’ andato tutto bene per entrambi.


Fr Beppe

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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