sabato 31 luglio 2010

Breve notiziario ospedaliero

1) Oggi sabato abbiamo avuto il pienone di pazienti e ben 3 cesarei, di cui uno complicato con rottura di utero. Naturalmente al sabato in sala si lavora senza la presenza di Jesse come anestesista.
2) Improvvisamente e senza preavviso si e’ licenziata un’altra infermiera che pare abbia trovato un lavoro migliore a Nairobi. Semplicemente non si e’ presentata, e, quando l’abbiamo chiamata, ha fatto sapere che si trova gia’ in un’altra struttura. Doveva fare la notte da lunedi’, ed ora non sappiamo come arginare. E’ probabile che ancora dovra’ entrare in gioco Fr Giancarlo per coprire qualche turno notturno. Ora le infermiere in servizio sono in 13, rispetto al numero ideale che sarebbe di 24.
3) Da lunedi’ invece, e con un preavviso di 3 giorni soltanto, ci abbandona anche uno dei clinical officers, lasciandoci quindi ‘a terra’ pure in tale settore: i clinical officers si occupano della visita e della terapia della maggior parte dei pazienti, in quanto i medici non sono sufficienti per vedere tutti. Anche qui vedremo giorno per giorno come tirare fino a sera.
4) Non sappiamo piu’ come fare per coprire i turni. Ora Pinuccia ha l’orario come una normale infermiera dell’ospedale (e coprira’ anche la notte), cosi’ come Daniela sta facendo per la maternita’.
5) Molto presto dovremo ricorrere a personale non qualificato per il lavoro infermieristico piu’ semplice, e questo con l’accordo delle autorita’ sanitarie che si rendono ben conto della nostra situazione e sono venuti anche a fare un sopralluogo... ma per ora non hanno infermieri da mandarci.

Fr Beppe Gaido

Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....