venerdì 3 settembre 2010

Chaaria si ripopola

Oggi abbiamo accolto il nuovo gruppo di volontari arrivati freschi freschi dall'Italia.
 
Essi sono:
PAOLO LEONCINI, medico specializzando in Medicina Interna e volontario plurirecidivo per Chaaria. Paolo e' stato per anni coordinatore del Progetto Esther che, in collaborazione con l'ospedale Amedeo di Savoia di Torino, ci ha fornito farmaci antiretrovirali in tempi in cui a Meru non se ne sentiva ancora parlare.
STEFANIA, anche lei biotecnologa, ed anche lei recidiva dopo poco piu' di un mese dalla sua partenza da Chaaria. Stefania lavorera' in laboratorio analisi.
MASSIMO BRANCALION, LAURA CARENA e GIUSEPPINA SALVINO sono invece infermieri, e ci potranno dare una mano considerevole in reparto, in un momento di crisi permanente nel settore nursing e di pienone estremo nelle camerate.
MICHELE SAU e' invece un chirurgo generale con particolare esperienza sulle patologie addominali, ma, cosa non di secondaria importanza, e' anche un endoscopista digestivo... per cui penso che non si annoiera' qui da noi.
ELENA GIBBONE da ultimo e' una neodottoressa con indirizzo gineco-ostetrico. Anche lei trovera' pane per i suoi denti a Chaaria, seppure le chiedero' principalmente di collaborare con Paolo e con Antonio nella dura gestione del reparto di Medicina Generale.
Li accogliamo con gioia e ci auguriamo che possano fare una bella esperienza, una esperienza che riempia il loro cuore e faccia nascere in loro quella malattia cosi' bella, dolce ed impalpabile che e' il MAL D'AFRICA.

Fr Beppe Gaido
 
 

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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