lunedì 13 settembre 2010

Un pò di colori in pediatria

 
La realta’ della morte  e della malattia gravissima sono purtroppo di casa nel nostro reparto pediatrico.
Quante volte entriamo in room 19 e vediamo sguardi di donne persi nel vuoto mentre pensano alla sorte del loro figlioletto molto malato.
Sono state Daniela, Stefania e Laura a pensare che in un ambiente come questo ci sarebbe voluto un “tocco di vita” ed un richiamo al sorriso. La loro idea geniale servira’ a far sorridere i bimbi che si risvegliano dal coma e quelli che ormai stanno meglio ed attendono la dimissione.
Forse strappera’ anche un sorriso a tanti madri preoccupate.
Sul muro di fondo della Room 19, con la regia di Daniela, sta nascendo un fondale marino in cui troveranno il loro habitat il Capitano Nemo e tanti pesciolini, compagni delle sue avventure... Naturalmente vi manderemo una foto dell’opera d’arte quando sara’ compiuta.
Si tratta di un’idea geniale che si inquadra nelle molte aree in cui creativita’, disponibilita’ e sacrificio personale possono portare qualcosa di buono e di assolutamente nuovo alla nostra Missione.
Noi siamo troppo impegnati e presi dal lavoro (anche la notte scorsa le emergenze chirurgiche sono finite alle 2.00 am).
I volontari invece possono portare freschezza, giovinezza ed idee innovative. Essi ci possono in qualche modo salvare dalla routine, ed hanno la capacita’ di richiamarci all’importanza dell’entusiasmo, della gioia contagiosa che si trasmette agli altri, e della fantasia della carita’.
Questo dipinto e’ veramente un atto di altruismo puro, finalizzato a rasserenare il cuore del prossimo.
Ancora grazie alle tre volontarie che nei momenti liberi si trasformano in pittori d’eccellenza per questo grande murales, che rappresenta magari solo un primo passo per un’idea che puo’ essere estesa pure ai reparti di medicina generale, alla maternita’... e – perche’ no - anche al dipartimento dei Buoni Figli.
Grazie ancora a Daniela, Stefania e Laura!

Fr Beppe Gaido



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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