lunedì 4 ottobre 2010

Fiori d'arancio



Sabato 2 ottobre 2010 il nostro autista Mukindu, e la nostra assistente di sala “Mama-Sharon” hanno celebrato il loro matrimonio cristiano, anche se sono stati sposati con rito tradizionale ormai per molti anni.
Lo “sposalizio” si e’ celebrato a Meru, presso il “Gitoro Conference Centre” della Diocesi, con la partecipazione di pochissimi invitati.
“Non vogliamo spendere tanto”, ci hanno detto!
La funzione e’ stata toccante e molto bella. Iniziata alle ore 11, e’ continuata con canti e tanto colore fino alle 14. Ad essa ha partecipato Fr Giancarlo, come rappresentante della comunita’.
Io sono riuscito a raggiungere la festa solo dopo le 16.30, a causa di impegni in ospedale.
Mi sono quindi “beccato” il rifresco... e la cosa non mi e’ dispiaciuta affatto!
Gli invitati non erano piu’ di 20, per la maggior parte membri del nostro staff, oltre ad alcuni loro parenti.
“Mama-Sharon” era bellissima, come sempre.
Mukindu era raggiante e dava l’impressione di un “uomo arrivato”.
La piccola Sharon, a sinistra nella foto, pareva una fatina, mentre l’ultimogenito era bravissimo e non piangeva.
Da poco infatti la loro famiglia si e’ ingrandita: oltre a Sharon, ormai grandicella, ora hanno anche un maschietto, di cui ancora non e’ stato deciso il nome.
Ad entrambi auguriamo felicita’ e benedizioni da parte di Dio Padre.
Molti volontari conoscono questa coppia, e sanno quanto siano buoni e servizievoli.
Mukindu ha spesso accompagnato i volontari nelle loro escursioni domenicali, mentre Mama-Sharon ha collaborato con i chirurghi venuti a Chaaria.
So che molti dei lettori gioiscono con loro e pregano per il loro futuro.
Concludo con una frase che Mukindu, super-felice, mi ha detto mentre mi offriva una birra durante il party: “We have only one life... live it!”.

Fr Beppe Gaido

Nessun commento:


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


Guarda il video....