Nel Signore e con sentimenti di grande simpatia e di immensa riconoscenza, voglio agurare ad ognuno un felice e prospero anno 2011, colmo di tutte le benedizioni di cui avete bisogno. Vi scrivo in un momento di preghiera silenziosa davanti al Tabernacolo, e vi presento tutti al Signore. A Lui chiedo di ricompensare ciascuno di voi per tutto il bene che ci avete fatto in questo anno appena trascorso. Prego per ognuno di voi: lettori, amici, benefattori, membri delle due Associazioni di Torino e di Cagliari, volontari che sono passati da Chaaria, confratelli e Superiori della Piccola Casa.
E’ stato un anno tumultuoso, pieno di eventi e di impegno; ricco di successi e di sconfitte.
Nel mio cuore infatti gli ultimi sei mesi sembrano un decennio, tanto sono stati colmi di eventi, emozioni, sforzi e fatiche.
Se rimango su questa dimensione mi pare che i giorni belli trascorsi in Italia siano solo un pallidissimo ricordo perso in un passato remoto. Ed è già capodanno, momento in cui facciamo un esame di coscienza; ci interroghiamo e tentiamo dei bilanci sull’anno appena trascorso.
Però da un altro punto di vista mi pare che gli anni d’Africa siano volati via. Mi sembra ieri quando ancora ero a Londra, pieno di paura per quello che mi sarebbe capitato nel Continente Nero.
Ecco la dimensione così strana dello scorrere degli eventi, che qui sperimento ogni giorno.
Ripenso a tanti incontri che hanno popolato la mia vita nel corso degli anni. Quante persone sono passate da Chaaria, hanno trascorso con noi un periodo della loro vita, con me hanno percorso un pezzo di cammino: sono stati incontri forti e significativi, anche se devo riconoscere un po’ “spezzettati” in quanto la maggior parte dei volontari con cui ho condiviso molto, mi sono confidato e confrontato, ora sono scomparsi.
Molti però sono rimasti; ritornano a Chaaria o sono attivamente impegnati in attivita’ associative in Italia, scrivono e pregano per noi. Sono veramente nostri amici e per loro in particolare io rendo grazie a Dio. Essi mi danno la forza di non chiudermi e di continuare in questo girotondo in cui incontro persone sempre nuove, mi apro e faccio loro capire i miei sentimenti e le mie debolezze, sperando poi che non spariscano troppo in fretta.
Quante idee sono apparse e scomparse nel corso degli anni. Quanti sogni di trasformare l’umanità hanno infine lasciato lo spazio ad una sorta di umiltà secondo cui oggi mi trovo a pensare che io non devo cambiare niente nel mondo… tutt’al più posso cercare di migliorare un po’ me stesso, se mai ci riuscirò.
Anche spiritualmente il tempo è come il fuoco del fonditore che brucia e fa cadere tutto ciò che era accessorio e non importante, lasciando in piedi solo alcune idee forti che pian piano arrivano a costituire una specie di fulcro su cui costruire la propria vita e per cui anche spenderla.
Ci sono stati tempi in cui a Chaaria si discuteva di grandi tematiche internazionali, o ci si confrontava sulla globalizzazione, o si facevano riflessioni più o meno filosofiche sulla genesi e sul mantenimento del sottosviluppo. Oggi è come se il tempo mi avesse levigato il cuore e mi avesse seccato le corde vocali. Non ho più voglia di parlare, di esprimere giudizi, di proporre soluzioni dall’alto al basso. Adesso credo che l’unica risposta al male che c’è nel mondo sia il silenzio, accompagnato dal nostro impegno serio e costante nel servizio a chi soffre o è nella povertà. Tutti parlano oggi, e forse il parlare ci serve per calmare i sensi di colpa che il silenzio genera nella nostra coscienze. Sempre più do ragione a Padre Peppino Maggioni (Padre della Consolata ora in Paradiso dopo 40 anni di Kenya), il quale mi diceva: “Il vero Missionario entra in una cultura in punta di piedi; per almeno dieci anni sta zitto ed osserva. Poi, potrà con umiltà provare a esprimere anche qualche punto di vista sul positivo o sul negativo della cultura delle persone a cui è stato mandato”.
Ma più profondamente ancora credo che il centro di gravità a cui il Signore mi sta attirando fortemente, giorno dopo giorno e man mano che invecchio, sia l’interiorizzazione del fatto che nel povero che servo c’è Gesù.
Sì, penso che questa sia la semplificazione esistenziale a cui Dio mi sta portando con l’aiuto della “macchina del tempo” che a Chaaria funziona in un modo un po’ strano. Piano piano mi rendo conto che tanti orpelli anche spirituali sono crollati; prendo coscienza di molte cose che per il passato mi erano sembrate centrali nel mio cammino, e a cui ora non credo più o a cui do sempre meno importanza.
Però questa idea-forza non viene meno e cresce giorno per giorno: io ho la possibilità di incontrare il Signore tutti i giorni nelle persone che hanno bisogno del mio aiuto. E’ una specie di contemplazione nell’attività in cui ho la possibilità di avere Gesù tra le mani tutti i giorni e di servirlo sempre meglio nelle sue necessità fisiche e spirituali.
In tale sforzo mi aiuta moltissimo la spiritualità del Cottolengo quando mi incita a “non farmi chiamare due volte, ma a volare al letto del malato come sulle ali della carità”. Mi ricorda che i malati sono come “la pupilla dell’occhio” nella nostra vita quotidiana; sono la verifica del nostro cristianesimo, in cui abbiamo la quotidiana possibilità di verificare se in cappella abbiamo veramente pregato o se abbiamo solo blaterato parole che poi non sono diventate vita.
Quante cose cambiano con il tempo. Guardare indietro a quanto è successo dà sensazioni contraddittorie: a volte sensi di colpa per le occasioni perdute, per il bene non fatto o fatto male, per le nostre cattiverie a cui spesso ci siamo piegati ed adattati. Altre volte nostalgia per gli amici che sono stati un po’ persi di vista nella foschia dei mesi che passano, o per un tempo in cui eravamo più giovani e forti, più efficienti e resistenti alla fatica. Talvolta il rimpianto per i periodi in cui eravamo piu’ “approvati” e piu’ al cento dell’attenzione globale. A volte soddisfazione per il cammino percorso; spesso la sorpresa per la mole di eventi che ci sono “passati addosso” e che indubbiamente ci hanno modellato come la mano del vasaio con la creta. Spesso un senso di sollievo nella consapevolezza che il tempo è come un grande medico che fascia tutte le nostre ferite, le addolcisce pian piano, e riesce a ridonare un colore roseo anche ai dolori più lancinanti e ai periodi più oscuri. Ed in ultimo la percezione che invecchiare non e’ poi cosi’ male: si diventa piu’ riflessivi, piu’ “bilanciati” emotivamente, meno irruenti ed intransigenti sulle nostre posizioni, e soprattutto piu’ misericordiosi verso gli altri, considerando tutti gli sbagli accumulati nella nostra vita.
Ma queste riflessioni forse non hanno nulla di nuovo; è solo che ora me ne rendo conto con più chiarezza. Infatti già i Salmi ci dicono che “ai Tuoi occhi mille anni sono come un soffio”, e che “è meglio un giorno nei Tuoi atri che mille altrove”.
Con questi sentimenti vi auguro di cuore un anno nuovo ricco di impegno, di pace e di gioia... e soprattutto completamente orientato a cercare la stella polare attorno a cui focalizzare il nostro anelito di unità interiore e di coerenza.
Fr Beppe Gaido
UN SENTITO RINGRAZIAMENTO ALLE ASSOCIAZIONI
Con viva riconoscenza per il grande lavoro di raccolta fondi portato avanti dalla Associazione Volontari Mission Cottolengo, esprimiamo il nostro grazie prima di tutto al Presidente Dr Lino Machisio e a tutti i membri del Consiglio direttivo dell’Associazione stessa, e poi a tutti i donatori e benefattori che hanno grandemente collaborato a “rimpolpare” le nostre finanze sempre al verde tramite una capillare ed efficace opera di raccolta fondi..
Con la stessa nota di riconoscenza esprimiamo il nostro grazie al Dott Luciano Cara ed a tutti i membri della Associazione “Volontari Sardi”, che con la stessa abnegazione si sono impegnati per gli aiuti economici a Chaaria, che essi hanno primariamente indirizzato alla sponsorizzazione dei nostri Buoni Figli ed al contributo nel pagamento delle spese elettriche della Missione.
Con la promessa della nostra preghiera, e con l’impegno ad una totale trasparenza sul modo con cui usiamo i fondi inviatici, esprimiamo ancora la nostra riconoscenza, ed auguriamo a tutti un BUON ANNO.
Fr Beppe e tutta la comunita’ di Chaaria
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