martedì 14 dicembre 2010

Chaaria


IL SETTORE OSPEDALIERO
Con il nostro ospedale stiamo cercando di rispondere alle esigenze sanitarie di una vasta area ancora disagiata; abbiamo aperto le porte della nostra Missione a malati sempre più gravi ed abbiamo cercato di dar loro il meglio, senza risparmiare nulla, tanto di fatica fisica e mentale, quanto di investimenti economici che la Piccola Casa, l’Associazione e tanti benefattori hanno generosamente donato.
Sappiamo che i poveri sono Gesù, ed è per questo che il nostro servizio rimane aperto 24 ore su 24, e per 7 giorni alla settimana; il nostro Centro, sempre operante nel servizio, vuole esprimere anche concretamente il nostro anelito di servire il Signore nei poveri fino al sacrificio della vita e senza trattenerci nulla.
Il Chaaria Hospital è dunque una esperienza forte, in cui si lotta per la vita tutti i giorni, e tutti i giorni si incontra anche la morte. Si vedono bimbi nascere e morire nella medesima giornata; si assiste al dramma di chi non ha soldi per dar da mangiare ai propri bambini e a quello di chi spende cifre esose per far fuori un feto non desiderato. Si vedono persone morire di malattie curabilissime in altre parti del mondo, semplicemente perché qui mancano mezzi e fondi per medicine, macchinari e personale.
In questa situazione di forti contrasti e di evidente indigenza, noi cerchiamo di dire a tutti che Dio esiste e che è un Padre buono, il quale ha mandato noi per aiutare tutti coloro che non hanno nulla.
Senza la nostra Missione, per molti non ci sarebbe alcuna possibilità di ricevere cure sanitarie, e molti bambini morirebbero a casa senza speranza; in una parola, qui sarebbe ancora più duro credere nella Divina Provvidenza, che invece è oggi glorificata dalla nostra gente che dice: “Dio ci ha donato questo ospedale".

IL CENTRO DEI BUONI FIGLI
Con il gruppo dei Buoni Figli (handicappati psicofisici gravi) noi ripetiamo a questa società che la vita va difesa ad ogni costo. In Kenya sono ancora pochi i servizi per handicappati mentali, e la gente ha ancora la tendenza a segregarli, a nasconderli o a considerarli dei maledetti o degli "stregati". Spesso poi li abbandona completamente, dopo averceli affidati.
 Generalmente parlando non esiste una grande sensibilità nei loro confronti, dal momento che essi non sono produttivi e sono un grave peso economico per famiglie, che sovente non han soldi neppure per i figli sani. A questa società il nostro centro per Buoni Figli dice a caratteri cubitali che la vita è dono di Dio per se stessa e che essa va sempre rispettata, curata e promossa, al di là della produttività o della bellezza.
Molti sono coloro che hanno ritrovalo la fede semplicemente visitando il Cottolengo, ed altrettante sono le famiglie poverissime che hanno benedetto Dio quando il loro figlio è stato accolto tra di noi; tanti buoni figli gravi ed abbandonati da tutti possono ora vivere una vita dignitosa e testimoniare a tutti che Dio ha cura anche di loro. Con le attività occupazionali, quali la scuola speciale o il lavoro, Chaaria intende dire al contesto sociale che “anche i piccoli hanno il diritto” di sviluppare tutte le loro possibilità, pur se minime; mentre con la catechesi e la preghiera liturgica, noi riconosciamo il germe di vita eterna seminato nei cuori di ogni creatura, anche la più povera e limitata.

Fr Beppe


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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