mercoledì 23 febbraio 2011

Un commosso grazie a Rosella

Oggi se ne e’ andata a Tuuru, come da accordi precedenti, per aiutare Sr Oliva nelle ultime due settimane della sua presenza in Kenya.
Sento un po’ di nodo alla gola, perche’ Rosella e’ un pochino una madre per me, oltre che una volontaria ed una benefattrice.
Rosella e’ anche una carissima amica per la mia mamma, che ora si sente un po’ sola qui a Chaaria, ed ha quindi le lacrime in tasca.
Si facevano grosse chiacchierate, Rossella e mia madre.
Ora Rosella e’ andata... ma e’ bello che possa stare un po’ con Sr Oliva.
La ringraziamo per il grande lavoro da lei portato avanti nella gestione degli orfani e dei prematuri. La ringraziamo anche per la sua attenzione nel servire i piu’ gravi pazienti alettati... quelli che avevan bisogno di ricevere un sorso d’acqua, di essere imboccati o di essere semplicemente accarezzati.
Rosella condivide non solo il nostro servizio, ma anche i nostri ideali di preghiera e di spiritualita’: quante volte ci siamo incoraggiati a vicenda dicendo che “andavamo in ospedale e servire Gesu’”, e che “visto che non abbiamo tempo di pregare di giorno, allora non ci resta che pregare di notte, come faceva Cristo stesso”.
Grazie Rosella... cerca di non sparire e di tornare presto a Chaaria.
Fr Beppe



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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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