giovedì 31 marzo 2011

Alcuni dati dalla gastroenterologia

Mentre ringrazio Gigi per il grande lavoro di informatizzazione dei dati relativi ad alcuni settori della nostra attivita’ ospedaliera, offro ai lettori il seguente grafico che si riferisce alla percentuale di alcune patologie piu’ importanti diagnosticate con gastroscopia.
Dal grafico si evince che la malattia da reflusso gastroesofageo e’ la piu’ frequente tra i pazienti che richiedono un esame endoscopico, seguita poi dalle gastriti (che, per comodita’ di raccolta dati, ho classificato tutte insieme).
I tumori maligni (confermati istologicamente) costituiscono il 14% delle diagnosi gastroscopiche, e, come gia’ varie volte segnalato, i carcinomi dell’esofago sono molto piu’ comuni di quelli dello stomaco. Nei prossimi giorni mostrero’ un altro grafico con cui si evidenzierà che i carcinomi squamocellulari dell’esofago sono molto piu’ comuni degli adenocarcinomi della giunzione esofago-gastrica.
Le ulcere peptiche costituiscono il 15% delle nostre diagnosi, e per la maggior parte si tratta di ulcere gastriche.
Nella dizione “other” ho collocato varie condizioni morbose piu’ rare (polipi, varici esofagee, gastropatia congestizia dell’ipertensione portale, linfomi, miomi, GIST, ecc).
Solo il 14% dei pazienti a cui era stata suggerita una gastroscopia aveva poi un test completamente negativo.

Fr Beppe Gaido


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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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