sabato 23 aprile 2011

Un caso di angioma tuberoso

Si tratta di un bimbo di due mesi che presenta la lesione indicata nella foto a partire dalla terza settimana di vita.
E’ una lesione vascolare nodulare, di consistenza molle e di colore viola scuro.
Abbiamo posto diagnosi di angioma tuberoso, lesione brutta a vedersi, ma benigna e con prognosi molto positiva
E’ in genere presente alla nascita o compare subito dopo (nel nostro caso circa 21 gioni dopo il parto), e solitamente regredisce spontaneamente entro il quinto anno di eta'.
Durante il primo anno di vita c’e’ una forte tendenza all’ingrandimento. Quindi la lesione si stabilizza e regredisce completamente entro il quinto anno di vita. Una piccola percentuale scompare piu’ tardi, comunque entro il decimo anno di vita.
Condiderando l’altissima percentuale di remissioni spontanee e la benignita' del quadro clinico, ho consigliato ai genitori di non fare nulla e di attendere fino al quinto anno di vita.
La lesione e’ infatti asintomatica ed il bimbo non ha problemi nell’allattamento.
Inoltre le terapie sarebbero costose, e non sono neppure sicuro se sarebbero reperibili facilmente nella nostra situazione (laser pulsato, criochirurgia).

Fr Beppe Gaido

Fonti:
Thomas B. Fitzpatrick, ATLANTE DI DERMATOLOGIA CLINICA, Mc Graw Hill, seconda edizione

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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