lunedì 23 maggio 2011

Accogliamo i nuovi arrivati

Sono un gruppo stupendo, composto in parte da veterani ed in parte da nuove reclute. Sono tutti di Cagliari (Gruppo Karibu Africa), che in questo momento ci sta garantendo personale ottimo, veramente motivato ed altamente qualificato.
Abbiamo la gioia di avere con noi Luciano Cara (ortopedico e chirurgo della mano), insieme alla moglie Francesca.
Con Luciano e’ venuto il collega chirurgo plastico Toto, che lo coadiuva attivamente in tutte le operazioni di carattere ortopedico e ricostruttivo.
Abbiamo poi la gioia di lavorare nuovamente con il ginecologo veterano Enrico, ottimo non solo in sala operatoria ma anche in ambulatorio e con l’ecografia.
Franca e’ invece un’infermiera e sostituisce il nostro infermiere vignettista Massimo, mentre Fernando lavora presso i Buoni Figli.
Siamo tutti impegnatissimi, perche’, a causa di una alchimia chaariese che solo Dio conosce, per quanto aumenti il numero degli specialisti presenti, la densita’ dei malati che ognuno di loro deve assistere non tende mai a diminuire. Le due entita’ sembrano correlare in modo direttamente proporzionale.
Anche per l’infermiera incaricata del reparto e’ la stessa cosa: quotidianamente proviamo a dimettere molta gente... e regolarmente ci troviamo con due pazienti per letto alla sera.
Li ringraziamo anche perche’ sono degli ottimi cuochi, e, ahime’, la nostra dieta e’ gravemente compromessa dalle leccornie sarde che Francesca, Franca e Fernando quasi quotidianamente ci preparano... ed a cui non abbiamo la forza di resistere.

Fr Beppe 

1 commento:

Anonimo ha detto...

aspettavo con ansia una foto di mia zia Franca:)...questo sito è l'unico modo per sapere cosa succede da quelle parti...non ci sono parole per descrivere il vostro lavoro...fate qualcosa di veramente straordinario e speciale..vi auguro a tutti un buon lavoro...un caro saluto a tutti e un grosso abbraccio a mia zia Franca...spero a breve di essere una di voi:)....Manuela


Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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