giovedì 26 maggio 2011

Instabilità perenne...

Carissimi amici,

Oggi dal giornale sono venuto a sapere che 7 nostri infermieri sono stati assunti dal governo.

Una settimana fa invece due infermiere si sono autolicenziate in tronco, senza neanche fare parola con noi e mandandocelo a dire quando ormai lavoravano altrove.

Da voci di corridoio se ne andranno presto anche due clinical officer, ma naturalmente essi non dicono nulla; sostengono che si tratta di “gossip”, salvo poi scomparire fulmineamente come di solito avviene... normalmente subito dopo aver ritirato lo stipendio.

Mi sento a pezzi soprattutto per la mancanza di chiarezza e di rapporti umani veri tra noi e loro: cambiare lavoro e’ certo una cosa possibile e legittima; ma perche’ non parlarne con calma e con i tempi dovuti di preavviso, in modo che noi abbiamo anche la possibilita’ di rimpiazzare chi se ne va!

Si dice che “mal comune, mezzo gaudio”, ma non so se in questo caso consola molto sapere che un ospedale missionario con cui collaboriamo ha perso nella giornata di oggi ben 15 infermieri.

Ora si riapre un periodo di grave carenza di personale e di notevole instabilita’, con i reparti pienissimi, con la sala operatoria attiva quasi per 10 ore al giorno... e con una penuria di infermieri che ci fa temere di non riuscire a coprire le notti ed i week end.

L’altro aspetto duro da digerire e’ che gli infermieri se ne vanno dopo che ha ottenuto quella formazione che avrebbe loro consentito di portare avanti dei compiti importanti per l’ospedale: li mandi ai seminari; fai in modo che apprendano molto in campi specifici (vaccinazioni, HIV, TBC, clinica prenatale)... e poi, quando pensi che il settore possa cominciare a camminare con le sue gambe, la persona incaricata ti lascia. Allora bisogna ricominciare tutto da capo; insegnare ancora, ma con tanta demotivazione, perche’ sospetti che, dopo aver imparato tutto, anche quella persona se ne andra’.

Di infermieri disposti a venire e’ difficile trovarne, sia perche’ noi non possiamo pagare piu’ di tanto (le nostre finaze ce lo impediscono!), sia perche’ a Chaaria si lavora proprio tanto.

Non so davvero come faremo a coprire i turni di giugno... ma dobbiamo confidare nella Provvidenza.



Fr Beppe Gaido

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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