E’ stato uno dei grandi interventi che hanno caratterizzato la settimana che volge al termine.
La sua programmazione ha richiesto molta riflessione da parte di tutti, soprattutto per considerazioni di ordine anestesiologico. Infatti, senza una macchina per la gestione del paziente curarizzato, la gestione del malato sarebbe stata molto ansiogena e non priva di rischi.
La ragione per cui abbiamo alla fine deciso di aggredire il gozzo diffuso mostrato nella foto, e’ stata soprattutto legata al fatto che nel lobo di destra si era notato all’ecografia un nodo solido che avrebbe potuto essere sospetto di neoplasia. L’operazione e’ durata un’ora e quarantacinque minuti, ed ha avuto esito positivo. Federica ha seguito la paziente con i poveri mezzi elencati nel post di ieri su questo blog. Dopo l’intervento ha ammesso che si e’ trattato di una procedura molto esigente dal punto di vista emotivo per l’anestesista; ed ha aggiunto che la sua frequenza cardiaca e’ stata sempre superiore a quella della paziente... che gia’ di suo viaggiava sui 150 al minuto.
Anche Pietro ha trovato la tiroide in questione piu’ difficile del previsto: molto adesa ai piani muscolari e difficilissima da scollare. Ma la sua abilita’ ed esperienza hanno fatto si’ che l’intervento sia riuscito senza grossi problemi.
Il mio punto di vista di piccolo medico profano che ha aiutato Pietro e Federica nell’operazione, e’ stato che:
a) si tratta di una procedura molto difficile e carica di rischi;
b) dovremo eseguirla solo in presenza di un team chirurgico che possa venire a Chaaria anche con un anestesista;
c) dovremo aspettare l’arrivo della macchina di anestesia prima di programmare altre tiroidectomie;
d) ed infine dovremo operare solo casi selezionati, in cui non ci possiamo aspettare crisi tireotossiche nel post-operatorio, o, peggio ancora, una malacia tracheale che potrebbe essere letale in una condizione come la nostra in cui non c’e’ una rianimazione.
Il pezzo anatomico e’ ora stato inviato a Nairobi per esame istologico.
La scelta di lasciare le paratiroidi ed alcune aree dei lobi posteriori e’ stata fatta giustamente per evitare alla malata una terapia medica sostitutiva per tutta la vita.
Ancora una volta non possiamo che dire grazie ai volontari per il grande aiuto che ci danno, per i loro insegnamenti e per il continuo miglioramento da loro apportato al Cottolengo Mission Hospital.
Nel caso specifico di Pietro e Federica il mio ringraziamento si estende anche al fatto che stanno lavorando tantissimo, con ritmi da “stacanovista”, che mettono a dura prova anche la mia resistenza fisica: sala operatoria continuativa o quasi, dalle 8.30 di mattina alle 20 di sera. Nessuna pausa pranzo. Sabato lavorativo. Di notte sempre disponibili per le emergenze... grazie di cuore anche per il grande esempio di dedizione e di spirito di sacrificio.
Nessun commento:
Posta un commento