lunedì 13 giugno 2011

La fame

In Kenya ci sono circa  oggi tre milioni e mezzo di persone in urgente necessita’ di aiuti alimentari, in quanto la siccita’ continua a peggiorare.
E’ la mancanza di pioggia la ragione principale della fame di quest’anno, ma insieme si possono segnalare altre cause, come per esempio i conflitti locali circa le risorse (l’acqua prima di tutto), l’alto costo dei generi alimentari e del carburante.
La necessita’ di aiuti alimentari continuera’ almeno fino a settembre, secondo fonti governative. Infatti a settembre ci si aspetta un buon raccolto dalle aree piu’ produttive della Rift Valley  e dell’Ovest (dove invece ha piovuto a sufficienza), ed e’ da questi “granai” che dovrebbero arrivare i cereali per sfamare anche le regioni piu’ aride del Paese.
Si segnala comunque che negli ultimi anni i cambiamenti climatici legati all’effetto serra hanno gravemente ridotto le cosiddette “lunghe piogge”, con effetti significativi sulla produzione di cibo in Kenya.
Naturalmente le aree del Paese piu’ severamente colpite dalla siccita’ e dai suoi effetti sono quelle tradizionalmente piu’ aride o semiaride, ove l’indice di malnutrizione quest’anno ha gia’ superato il 20%, rispetto alla media nazionale del 15%.
Le previsioni in questo campo proiettano la necessita’ di curare circa 20.252 casi severamente malnutriti e circa 106.502 pazienti moderatamente malnutriti, nella fascia di eta’ inferiore ai 5 anni.
Le grandi piogge sono saltate nuovamente in Kenya in tutte le regioni aride e semiaride, e la situazione idrica ed alimentare e’ andata gradualmente peggiorando a partire da gennaio.
Come avevo scritto in precedenza sul blog, Chaaria si trova invece in una zona fortunata in cui le piogge, seppur erratiche e non abbondanti (con lassi anche di tre settimane tra un temporale e l’altro), sono comunque state per lo meno sufficienti a non far inaridire i raccolti.
Nelle zone piu’ colpite dalla siccita’, i ricoveri ospedalieri pediatrici sono gia’ da ora per il 78% dovuti a malnutrizione.
La mortalita’ degli armenti (soprattutto bovini) ha raggiunto il 15% in distretti come Wajir e Garissa, e la situazione certamente peggiorera’ da luglio quando i pascoli saranno ancora piu’ rinsecchiti.
In varie zone aride la proiezione e’ che anche le riserve idriche per consumo umano finiranno presto: si prevede uno-due mesi dopo maggio.
Gia’ ci sono molti programmi governativi di aiuto alimentare soprattutto per i bambini: 678.500 bambini hanno ricevuti pacchi viveri a scuola. Inoltre circa 1.700.000 cittadini poveri gia’ beneficiano di viveri dalle autorita’ locali.
Anche organismi internazionali come il “World Food Programme” sono attivi in Kenya e stanno distribuendo vettovaglie a  1.600.000 persone.
Ci sono anche programmi di risposta veloce alla situazione di carenza idrica: riparazione di pozzi, riabilitazione di condutture idriche decrepite, e trasporto di acqua potabile con camion in Marsabit, Machakos, Wajir e Kapenguria.
Sono anche partiti aiuti economici alle comunita’ pastorizie del nord, per comprare altri animali quando i precedenti sono morti di fame o sete. Inoltre vengon distribuiti dei cubi ricchi di elettroliti, cubi che le mucche possono leccare per supplire ai loro fabbisogni di sali minerali.

Fr Beppe Gaido

Fonti:
Lucas Barasa, Eric Mutai, in Daily Nation, 13 giugno 2011 

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Chaaria è un sogno da realizzare giorno per giorno.

Un luogo in cui vorrei che tutti i poveri e gli ammalati venissero accolti e curati.

Vorrei poter fare di più per questa gente, che non ha nulla e soffre per malattie facilmente curabili, se solo ci fossero i mezzi.

Vorrei smetterla di dire “vai altrove, perché non possiamo curarti”.

Anche perché andare altrove, qui, vuol dire aggiungere altra fatica, altro sudore, altro dolore, per uomini, donne e bambini che hanno già camminato per giorni interi.

E poi, andare dove?

Gli ospedali pubblici hanno poche medicine, quelli privati sono troppo costosi.

Ecco perché penso, ostinatamente, che il nostro ospedale sia un segno di speranza per questa gente. Non ci sarà tutto, ma facciamo il possibile. Anzi, l’impossibile.

Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso.

Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato.

Questo è quello che facciamo, ogni giorno.


Fratel Beppe Gaido


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